6 marzo 2023
Quante volte preghiamo in un giorno? E poi: che cosa significa “pregare”?
Noi cristiani non abbiamo obblighi di orario e di quantità. Solo le persone consacrate hanno alcune preghiere da recitare in determinati momenti della giornata (Lodi, vespri, ora media, compieta, ufficio delle letture). Il testo del Popolo di Dio potrebbe accontentarsi del comandamento “ricordati di santificare le feste “, che fa andare a Messa la domenica e nelle altre feste cosiddette “di precetto”.
Ma per quanto riguarda la preghiera personale…ognuno fa da sé. Al punto che la maggior parte dei cristiani si ritrova a pregare solo quando ne sente il bisogno, di solito indotto da un’esigenza di salute o scolastica. Difficile trovare qualcuno che preghi regolarmente, tutti i giorni, almeno mattina e sera.
Eppure è così bello pregare! Certo, per pregare seriamente è richiesto un tempo in po’ prolungato. Occorre fare silenzio, occorre mettersi in sintonia con Dio. Occorrerebbe anche un ambiente adatto. In realtà, se fossimo veramente abituati a pregare, se avessimo davvero un’ unione profonda e continua con il Signore, qualunque situazione e qualunque ambiente andrebbero bene. Si potrebbe pregare anche in mezzo alla folla, sul treno, ovunque.
Preghiera fatta di pensieri, di formule recitate a memoria, dei nomi delle persone che affidiamo a Dio, di frasi dei Salmi e dei Vangeli, persino di quello che ci circonda, persone e natura, e che ci porta ad entrare in contatto con Colui che ha fatto il cielo e la terra e gli esseri viventi. La nostra vita quotidiana, con i suoi avvenimenti, le sue strade, i suoi cieli e le sue nuvole, con le persone che incontriamo, tutto può diventare fonte di preghiera.
Perché, alla fine, pregare è stare in compagnia di Dio. Un Dio che rasserena e conforta, un Dio con il quale, perché no, ogni tanto anche litigare.
Pregare è ritrovarsi frequentemente con Lui, sapendo di essere ascoltati. Non necessariamente esauditi.
don Roberto