3 agosto 2020
Virtù oggi in disuso, la pazienza dovrebbe invece essere una delle nostre principali caratteristiche. Siamo ormai troppo abituati a quell’atteggiamento interiore che ci spinge a volere “tutto e subito”. E se tutto ciò che vogliamo non si realizza subito, apriti cielo!
Eppure basterebbe guardare a noi stessi: quanto ci mettiamo a cambiare un modo di fare o di pensare? Anni, decenni… forse non riusciremo a cambiare mai. quanta pazienza devono avere gli altri con noi! E noi,invece, cadiamo continuamente nella tentazione dei tempi brevi, anzi brevissimi. Tutto quello che c’è attorno a noi deve uniformarsi immediatamente alla nostra volontà.
Sarà per l’allontanamento dalla terra, dai ritmi delle stagioni, dall’attesa che il grano maturi, ma l’impazienza sta diventando la caratteristica del mondo occidentale. Dare il tempo giusto alle cose e alle persone per crescere, per sviluppare le proprie potenzialità in modo armonico, per servire allo scopo per il quale sono state fatte…tutto inutile.
E così ci ritroviamo a mangiare polli che in realtà sono pulcini, fragole a dicembre e formaggi che non sanno di nulla. E così vorremmo che i giovani ragionassero come se avessero l’esperienza dei vecchi e che i vecchi si muovessero come se fossero giovani. E così…roviniamo la nostra vita e quella degli altri, perchè siamo sempre in attesa di qualcosa di immediato che non potrà mai venire. Pretendiamo le riforme (dello Stato, della Chiesa, della bocciofila) in tempi lillipuziani, pretendiamo che i figli adolescenti capiscano subito e subito si adeguino alle nostre direttive, pretendiamo che i genitori si adeguino in pochi minuti all’evoluzione dei figli e della società, pretendiamo che gli anziani capiscano in un istante (e lo approvino!) il mondo in cui vivono oggi, così diverso da quello di ieri.
L’impazienza si accompagna proprio egregiamente alla pretesa. Pretendere (dagli altri, ovviamente, da noi stessi un po’ meno) è uno degli atteggiamenti più deleteri che possano esistere, perchè non permette di rispettare l’altro, i suoi tempi, il suo modo d’essere.
Pazienza con tutti, dunque. Almeno quanta ne abbiamo con noi stessi. E quanta ne ha Dio verso le sue creature.
don Roberto