11 novembre 2019
Siamo (anche) le parole che diciamo. E siccome il turpiloquio (le parolacce) sta dilagando tra giovani, adulti e persino bambini, mi chiedo il perchè di tale diffusione. Non so se sono io fuori dal mondo, ma confesso che mi crea disagio sentire qualcuno che dice parolacce. Quando poi la persona sta parlando con me (e magari nemmeno mi conosce) e sfodera un linguaggio “anatomico” e triviale non oso non pensare che almeno una particina di quella persona sia leggermente volgare, grezza e grossolana. Oltre che totalmente irrispettosa dell’altro. Ma tant’è. Oggi sembra che l’altro non debba mai essere tenuto in considerazione.
L’ultima frontiera dell’ individualismo narcisista è che bisogna essere “veri” cioè bisogna esprimere ciò che abbiamo dentro, anche il peggio, senza remore e filtri, perchè solo questo permette di essere liberi e di sentirsi bene. E allora avanti con i rutti, i gestacci e, appunto, le volgarità verbali. Forse chi fa uso di questo armamentario lo fa per darsi un tono (!), per farsi accettare dalla compagnia, per farsi vedere alla mano e senza la puzza sotto il naso.
Forse lo fa perchè è ignorante e non conosce le regole della buona educazione (la mia nonna diceva: “meglio un brigante di un ignorante”). Forse perchè vuole mascherare le proprie insicurezze e pensa che dire volgarità possa sopperire alla debolezza di carattere. In fondo solo i bambini possono fregiarsi di un’anima non ancora volgarizzata. Le loro, infatti, sono parolacce di imitazione, sentite dagli adulti, in casa e fuori, e ripetute senza rendersi conto del loro significato. Tutti gli altri, invece, si qualificano con ciò che dicono.
Speriamo che non si identifichino totalmente con ciò dicono. Anche se per qualche volgarone/a seriale viene umanamente il dubbio che sia quello che dice E ci vuole un notevole sforzo di fiducia nella grazia di Dio per continuare a sperare nella conversione di simili soggetti. Tuttavia non mi arrendo. Continuo a sognare famiglie dove si possa parlare in modo civile anche facendo un tifo infernale per la squadra del cuore, dove non si fanno gestacci a chi taglia la strada in macchina, dove la violenza, verbale e non, sia bandita.
Continuo a credere che tutto questo sia possibile. Con un po’ di impegno.
don Roberto