21 maggio 2018
All’inizio del pontificato papa Francesco se ne uscì con una frase che fece molto scalpore: “Il pastore deve avere l’odore delle pecore”. Ricordo ancora il commento a caldo di un giovane prete: “Io, come sacerdote, devo avere il profumo di Cristo, non l’odore delle pecore”.
Già, perchè l’odore delle pecore non è sempre gradevole. Le pecore spesso non sono come le vorremmo noi sacerdoti. A volte hanno persino la protervia di pensare con la propria testa anzichè con la nostra. E per gente addestrata e abituata a comandare, come siamo noi preti, questo è un ostacolo insormontabile, che risolviamo circondandoci solo di chi la pensa come noi e condivide in toto i nostri progetti.
L’odore delle pecore spesso urta le sensibili narici di chi è solito abitare in una specie di castello, difeso da solide mura e da agguerriti armigeri, dove arrivare alla fine del mese non è un problema, dove i figli da educare sono sempre comunque quelli degli altri e tornano sempre dai loro genitori. I quali si tengono i loro problemi.
Diciamocelo: ogni tanto le pecore puzzano! Come, del resto, puzziamo spesso anche noi preti.
Specialmente quando diventiamo specialisti nel mettere lo sporco sotto il tappeto, quando ci vendiamo per un piatto di lenticchie (un po’ di considerazione da parte dei “superiori”, un po’ di condiscendenza da parte degli altri), quando non vogliamo mettere Gesù al centro di ogni nostra scelta, ma preferiamo il compromesso, il “forse” al posto del “sì” o del “no”, il silenzio complice invece del grido di sdegno e di dolore davanti alle ingiustizie. Sì, anche le gerarchie ecclesiastiche spesso emanano cattivi odori.
Ma non dimentichiamoci che pecore e pastori profumano anche di santità.
Mi commuove sempre incontrare la santità quotidiana di tante persone semplici e umili, che vivono in continuo rendimento di grazie al Signore, che spendono la propria esistenza nel servizio ai fratelli, senza troppa pubblicità. Persone che sanno consigliare alla luce della sapienza che viene dallo Spirito e che non si misura in titoli di studio e in posti di lavoro prestigiosi. Persone che davvero incarnano il Cristo e lo testimoniano nelle fatiche e nelle gioie di ogni giorno. Persone di cui è pieno il mondo e di cui è piena la Chiesa.
Pecore e pastori che profumano di Gesù, che profuma anche quando è sudato al pozzo di Giacobbe o quando è coperto di sangue e terra e sputi sul Calvario. E’ il profumo della fatica e del dolore di un Dio che condivide gli aspetti meno gradevoli dell’essere uomo. E li trasforma in profumo.
Immergersi in questi odori ci rende credibili. Altrimenti resteremo povere persone azzimate e perfettine, sempre pronte a giudicare quelle che hanno i calli e gli odori della vita vera.
don Roberto