29 maggio 2017
I preti scarseggiano in tutto il vecchio mondo.
L’unico continente che vede un aumento di seminaristi e sacerdoti è l’Africa e l’unica vocazione di speciale consacrazione che vede crescere i suoi membri è quella all’episcopato (i vescovi sono infatti aumentati del 3,9% nell’ultimo quinquennio).
Anche da noi la penuria di preti si fa sentire, tanto da indurre qualche vescovo a “importare” preti soprattutto dall’Africa e dall’Asia.
Una soluzione intelligente, invece, l’ha proposta il cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco di Baviera, il quale ha annunciato che nella sua diocesi, a partire dal prossimo autunno, una parrocchia sarà guidata da un gruppo di laici, che opereranno in stretto contatto con il vescovo ausiliare.
“Dobbiamo orientarci con più forza ai carismi e alle risorse già disponibili a partire dalle tante persone che ci sono e che vogliono fare qualcosa”, ha detto il cardinale, per il quale la risposta alle nuove esigenze non può essere quella di raggruppare parrocchie in unità pastorali sempre più grandi, che rischiano di perdere il contatto reale con il territorio. Finalmente una proposta che tiene conto di una presenza laicale non subordinata e che permette al prete di essere l’uomo dei Sacramenti, in particolare dell’Eucaristia e della Confessione.
Perchè il rischio che il prete sia un animatore sociale, un amministratore di beni materiali, un costruttore di opere faraoniche che sono vere e proprie cattedrali nel deserto c’è e purtroppo spesso si realizza.
Una Comunità ecclesiale dove la la presenza dei laici sia significativa e si possa assumere la responsabilità anche dirigenziale renderebbe il prete molto più libero di esercitare quei compiti che gli sono propri.
Sogno una Chiesa dove ognuno possa esercitare i suoi compiti sulla base dei carismi che Dio gli ha donato, dove sia tenuto nel debito conto il Battesimo, con la dignità e i ministeri che da esso derivano, dove il prete non debba fare tutto.
Chissà se anche in Italia qualche vescovo saprà orientarsi verso questa direzione?
I laici preparati e saggi, capaci di ascolto e con un notevole discernimento non mancano.
Forse le le aggregazioni di diverse parrocchie nelle cosiddette unità pastorali potrebbero essere un primo passo in questo senso, purchè i preti incaricati del coordinamento non abbiano una mentalità clericale e sappiano davvero responsabilizzare tutti.
Volenti o nolenti siamo in un tempo di cambiamento, a livello di prassi ma, prima ancora, di mentalità.
Sta a noi lasciare spazio allo Spirito Santo e cogliere le Sue provocazioni.
Solo così i problemi diventeranno opportunità.
don Roberto