10 giugno 2024
“Nomadi” è una parola un po’ ambigua. A qualcuno un po’ datato verrà di sicuro in mente il famoso complesso musicale. Altri collegheranno la parola ai “campi nomadi” e ai loro abitanti e altri ancora alle popolazioni autoctone che sono state praticamente sterminate dai bianchi che diedero vita agli Stati Uniti. Non dobbiamo dimenticare, però, che il nomadismo era la caratteristica fondamentale dei patriarchi del popolo di Israele. Nell’Antico Testamento troviamo spesso l’elogio di uno stile di vita che comporta anche una dimensione spirituale. Lo stesso Gesù dice di non avere neanche un sasso dove posare il capo. Non possedere una dimora stabile, in un unico posto, può aiutare a vivere la dimensione della precarietà insita nella vita.
Oggi ci siamo e domani chissà…che cosa abbiamo di veramente stabile su questa terra? Tutto può venir meno da un momento all’altro. E andare da un posto all’altro dovrebbe far aumentare la fiducia nel Signore, l’unico punto fermo della nostra vita. Che, tuttavia, spesso si sposta, si nasconde, ci costringe a seguirlo anche su strade impervie, ci chiede di camminare continuamente per raggiungerlo. Il nomade non possiede cose inutili, che potrebbero rivelarsi un peso negli spostamenti. Sa distinguere ciò che è essenziale da ciò che è secondario e fa scelte conseguenti.
Ecco perché dovremmo diventare tutti un po’ nomadi.
don Roberto