26 dicembre 2016
Mi ha sempre colpito il fatto che, nella liturgia, subito dopo il Natale venga celebrata la festa di santo Stefano.
Il Natale si è caricato di sentimentalismo, forse perché un Bambino suscita tenerezza e riesce a tirar fuori le qualità migliori di ognuno, forse perché è più facile (più comodo?) pensare ad un Dio fragile e debole, bisognoso delle cure dell’uomo piuttosto che ad un Dio esigente, che richiede un’adesione totale, fino al sacrificio della vita.
Ed è proprio questo il Dio che siamo invitati a prendere in considerazione il giorno dopo Natale.
Santo Stefano è il primo di una lunghissima serie di uomini e di donne che ancora oggi vengono uccisi a causa della propria fede in Gesù.
Dio non si accontenta del sentimentalismo.
Dio vuole sentimenti veri, seri.
Dio ci provoca ad amare con tutte le nostre forze, ha la pretesa di essere il più importante dei nostri interessi.
Quali sacrifici siamo disposti a fare per Lui?
Perché un amore senza sacrificio non è amore, è solo egoismo travestito, è ricerca del proprio comodo, è continua pretesa di attenzioni da parte dell’altro senza mai dare un corrispettivo.
Il martire Stefano ci mette di fronte alle esigenze di Dio e a quanto un uomo deve essere disposto a donare al suo Signore.
D’altronde il mondo è pieno di persone che hanno il coraggio di dare la vita in nome dei propri ideali, anche non strettamente religiosi, persone che hanno scelto di morire ammazzate piuttosto che scendere a patti con la propria coscienza.
“Chi perde la propria vita la trova” dice Gesù nel Vangelo.
Festeggiare il Natale significa, dunque, entrare nella consapevolezza che bisogna essere testimoni dell’amore di Dio, costi quel che costi.
Che quel Bambino morirà in croce, in obbedienza totale al Padre.
Che anche noi dobbiamo partecipare, con tutte le nostre forze, al progetto di salvezza dell’umanità.
Anche a costo di essere perseguitati da chi avversa questo progetto.
Augurare “Buon Natale” significa augurare una vita piena di Dio, nella piena comprensione che questo Dio deve proprio essere il nostro tutto perché solo Lui dà senso pieno a tutto.
don Roberto