Maldicenza

4 maggio 2020

Dobbiamo ammetterlo: sono proprio rare le persone che non parlano mai male degli altri. La stragrande maggioranza, invece, ha come abitudine il giudizio malevolo, “senza fare del male”, ovviamente.

E proprio la logica autoassolutorio del non fare del male a nessuno ci fa cambiare nome ai giudizi: li chiamiamo “constatazioni” oppure “semplici descrizioni dei fatti”. Forse qualcuno è davvero convinto, grazie a questi artifici lessicali, di non fare male a nessuno, senza rendersi conto che i fatti parlano inevitabilmente delle persone che ne sono protagoniste e che nessuno può avere una visione totalmente oggettiva delle situazioni. Altri, poi, sono dei veri professionisti della maldicenza, che, sulle loro labbra, diventa vera e propria calunnia. Costoro provano un sadico piacere nel distruggere le persone inventando dicerie e propagandole con una velocità impressionante, soprattutto perchè sanno rivolgersi a orecchie disposte ad ascoltare qualunque prodotto fognario e a diffonderlo ingigantito.

D’altronde, nel mondo “social” in cui viviamo ci vuole poco per distruggere la reputazione di una persona perbene e spesso la Legge non garantisce una reale tutela del proprio buon nome, con processi infiniti e costi esorbitanti. L’unica vera arma a disposizione delle vittime di maldicenza  sarebbe lasciarsi scivolare addosso le parole, come se non esistessero. Ma purtroppo non tutti hanno un carattere capace di tale operazione.

Rimane un misera consolazione, rintracciabile in una frase di Sacha Guitry: “Se quelli che dicono male di me sapessero quel che penso di loro, direbbero peggio”.

don Roberto