Malattia e fede

27 gennaio 2020

Non è mai facile affrontare una malattia seria, che sconvolge la vita e fa passare, in brevissimo tempo, da persona “normale” a”paziente” costretto in un letto per mesi e con la prospettiva di lottare ogni giorno per la proprio vita. Davanti a tutto questo si può reagire in tanti modi. Ci si può disperare oppure si può davvero rendere in mano la propria vita, magari lasciandosi aiutare da Colui che tutto può. Ma vorrei non usare parole mio.

Per questo pubblico, autorizzato dall’autore, parte di una lettera che ho ricevuto e che mi sembra una stupenda testimonianza di come si possa affrontare il non facile tempo della sofferenza. Ometto i nomi dei protagonisti, ma se qualcuno volesse comunicare con loro potrà farlo attraverso il nostro sito.

” Carissimo don Roberto, ho pensato di scriverti una lettera per mostrarti i miei pensieri durante questa malattia. La malattia è una “brutta bestia” e una così pesante nessuno la vuole e io per primo voglio guarire con tutte le mie forze, per me, per mia moglie e soprattutto per mio figlio.

L’occasione per inviarti questo scritto è stata la tua riflessione su Nadia Toffa: c’è tanta verità! Io sono una persona che ha sempre avuto paura di tutto: gli esami, i controlli… poi è capitata la “mazzata” a cui ho reagito in modo assolutamente imprevedibile. Io non mi do alcun merito, mi sono semplicemente, la sera stessa che ho avuto la notizia della leucemia, affidato a Gesù e ho pregato il Padre, nel nome di Gesù e per intercessione della Madonna,di guarirmi. Poi ho chiesto a Gesù di entrare in me, facendo in modo che io lasciassi spazio a Lui.

E’ stata un’esperienza veramente incredibile: da subito, ma proprio da subito, tutti i piccoli contrasti, i rancori, sono spariti, tutto cancellato, non esistevano più perchè non valevano nulla. Quello che conta è l’amore di Gesù e questo amore l’ho sentito crescere in tanti modi: nella preghiera, nella contemplazione del Crocifisso posto di fronte al mio letto, nella partecipazione ai Sacramenti, nel ricevere l’Unzione dei malati, nell’accostarmi frequentemente alla Comunione, nella Confessione regolare.Ho anche compreso l’importanza della preghiera per gli altri, il valore di sorridere sempre e il valore del silenzio.

Questo amore l’ho sentito crescere anche nella vicinanza di mia moglie: è qui il fondamento del matrimonio, ci stiamo aiutando a vicenda e stiamo davvero costruendo di speciale, in cui ciascuno cerca di alleviare l’altro da ogni pensiero, da ogni preoccupazione. In questo periodo tantissime sono state le grazie: ho ritrovato amici che non sentivo da tempo, vi sono persone che mi affidano alla Madonna durante i loro pellegrinaggi.

Ho poi iniziato qui in ospedale un percorso di fede con un sacerdote indiano. Lui, timido, garbato,ma estremamente profondo, mi ha permesso di aprirmi e esprimere i miei pensieri, parlare dei miei peccati, far venire alla luce ciò che avevo dentro e questo mi ha permesso di crescere veramente… Mio figlio in questo periodo è stupendo: mi sta coccolando, imboccando, viziando, si sta preoccupando e sta facendo tante domande senza mai essere triste. E’ parte essenziale del nostro cammino.

Ho anche letto la “Salvifici doloris” che mi avevi consigliato: quante verità, quanta profondità, quanto amore! Ho compreso di partecipare alla Croce di Gesù con la mia sofferenza…”.

Credo che non ci sia bisogno di ulteriori commenti.

don Roberto