21 gennaio 2019
L’ISTAT ha pubblicato, negli ultimi giorni del 2018, i dati sulla produzione e la lettura di libri relativi al 2017. In Italia sono aumentati del 9,3% i titoli pubblicati e del 14,5% le copie stampate.
Davanti a questi aumenti stupisce ancora di più il dato che riguarda i lettori: il 59% degli italiani nel 2017 non ha letto nemmeno un libro, ritornando così alla percentuale del 2001! I lettori “accaniti”, cioè quelli che leggono almeno un libro al mese, sono poco meno del 14%.
Che conclusioni si possono trarre? Leggere è passato di moda, con l’avvento di internet, dei social? La crisi economica ha influito sull’acquisto di un genere che, comunque, non è di prima necessità?
In realtà il 35,4% di chi non legge si astiene per noia e mancanza di passione per la lettura, il 30% per la mancanza di tempo libero, il 23,7% perchè preferisce altri svaghi e solo l’8,5% per il costo dei libri.
Siamo, dunque, un Paese che legge molto poco. Ci stiamo sempre più abituando alla volatilità della cultura, al consumismo frenetico anche nelle informazioni, alla mancanza di un tempo adeguato per la rielaborazione dei dati acquisiti. Perchè un libro richiede tempo, costanza, passione, sentimento. Un libro deve essere sfogliato, ripreso, sciupato. Il libro è “fisico”, interagisce con il nostro corpo, con i nostri sensi, ha un odore, un peso, un colore… Il libro entra dentro di noi, lascia una traccia, ci nutre l’anima, alimenta la fantasia, fa sognare o arrabbiare o…addormentare.
Non leggere fa male. E non solo al singolo. La società intera ne risente. E fa impressione constatare come l’aspetto più lasciato ai margini da ogni governo a livello nazionale o locale sia proprio quello alla cultura. D’altronde già i Romani dicevano che “carmina non dant panem”, neanche a livello di voti.
Vuoi mettere essere assessore ai servizi sociali? Non c’è nemmeno lontanamente paragone con il povero assessore alla cultura. Non sono molti i sindaci che decidono di aprire biblioteche anzichè strutture assistenziali.
A questo punto non dovrebbe stupirci nè scandalizzarci il fatto che la stragrande maggioranza dei cattolici non abbia mai letto la Bibbia. Probabilmente fa parte di quel 59% che non legge libri. Però è meglio guardare il positivo e cioè quel 41% di italiani che legge libri. Forse qualcuno preferirebbe un popolo ridotto ad una massa inconsapevole e, quindi, più facilmente controllabile e influenzabile con qualche slogan a effetto.
Quel 41% garantisce la presenza di uno “zoccolo duro”: bambini, ragazzi, giovani, adulti, anziani che amano trascorrere un po’ del loro tempo pensando, analizzando, meditando, arricchendo la propria anima e, chissà, forse anche quella degli altri.
don Roberto