13 giugno 2022
Siamo al 58° posto. Dietro a Gambia, Burkina Faso e Macedonia del Nord, ma pur sempre davanti alla Russia (101° posto). E sono soddisfazioni. Il dato che fa più pensare in relazione al nostro 58° posto che significa “situazione problematica”) nella classifica dei Paesi in cui la libertà di stampa è più o meno rispettata non è, come qualche maligno potrebbe erroneamente ritenere, collegato alle censure del potere politico, che vieta la presenza sui giornali e in televisione di opinioni che dissentono da quella ufficiale.
I casi del bando subito da chi sosteneva posizioni contrarie ai vaccini anti-covid oppure da chi invita a prendere in considerazione una serie di corresponsabilità nella guerra scatenata contro l’Ucraina sono bazzecole. Il vero problema dell’informazione italiana è quello dell’autocensura.
I giornalisti, cioè, decidono “liberamente” di dire solo ciò che piace al “padrone”. Ragion per cui il povero cittadino dovrebbe acquistare almeno 8 diversi giornali, vedere almeno otto canali televisivi, consultare un numero impressionante di siti e poi provare a fare una “media”, rimanendo comunque con il dubbio che gli sia stata propinata una grande mistificazione. Essendo d’altronde impossibile verificare di persona la stragrande maggioranza delle notizie che riceviamo, alla fine non ci resta che fare un vero e proprio atto di fede, ossia riporre la nostra fiducia in qualcuno, solitamente in chi esprime la nostre stesse idee.
E così la nostra coscienza si forma a senso unico, con buona pace del pluralismo dell’informazione e dell’intelligenza che dovrebbe essere tipica dell’essere umano. La stessa cosa vale, ovviamente, anche in campo religioso, dove le idee personali (anche le più strane) trovano sempre qualche aggancio nel mondo della comunicazione, riescono sempre a recuperare qualche vescovo o teologo o veggente o sensitivo da utilizzare come maestro di pensiero (?).
In ogni caso, l’ascolto e il rispetto delle opinioni diverse dalla nostra è essenziale per potersi definire persone civili, amanti della libertà e impegnate a costruire una convivenza pacifica. Dove l’informazione viene mutilata e manipolata si rischia di perdere per strada il senso profondo del nostro vivere insieme agli altri, che diventano avversari e concorrenti, da combattere e da eliminare. E non è questo che Dio ci chiede.
don Roberto