7 maggio 2018
La festa del 1° maggio ci provoca a riflettere sul tema fondamentale e scottante del lavoro. Che ha uno spazio considerevole nella nostra Costituzione.
L’articolo 1, infatti, recita:” L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”. E poi l’articolo 3: “E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.
E ancora l’articolo 4:”La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”. Tutto il Titolo III si occupa, poi di rapporti economici e all’articolo 36 troviamo che ” il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sè e alla sua famiglia un’esistenza libera e dignitosa”. L’articolo 37 dice che ” la donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire l’adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione”.
E infine l’articolo 38 sancisce che ” ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all’assistenza sociale”.
Direi che ce n’è abbastanza per riflettere e per giudicare l’attualità del mondo del lavoro.
Con i vari provvedimenti che si sono alternati negli anni di vacche fin troppo grasse (ingrassate artificialmente da demagoghi che hanno scialato a piene mani) e in quelli di vacche fin troppo magre, dove tanti diritti dei lavoratori sono andati perduti. Siccome viviamo in un tempo di vacche magre sarebbe il caso di rispolverare la Costituzione e di giudicare su di essa l’operare dei politici, dei potentati economici e finanziari e, perchè no, anche dei singoli cittadini, noi compresi.
Perchè a nessuno piace fare i sacrifici, ma a volte si ha l’impressione che i sacrifici li debbano fare sempre gli stessi. E si fa presto a dire che i giovani non hanno progettualità, ma come fanno ad averla se fino a trent’anni e oltre non possono godere della libertà data da un lavoro sicuro e adeguatamente retribuito?
E che cosa si fa per ridurre il numero di persone e famiglie che raggiungono la soglia di povertà, oltre che dare il pacco viveri in parrocchia? Ogni tanto qualche domanda viene, soprattutto a chi frequenta i bar. Perchè gli altri, quelli dei circoli chic, alla fine del mese ci arrivano tranquillamente e non sono costretti a guardare tutte le offerte speciali dei vari supermercati per andare a comperare dove costa meno.
D’altronde, tempo fa un politico si lamentava del fatto che con 12.000 euro al mese non era facile stare nelle spese, anche perchè la moglie prendeva una misera pensione di 1000 euro.
Pensando che tantissime persone che hanno lavorato una vita e altre che sono nel pieno dell’attività lavorativa 12.000 euro li guadagnano in un anno, mi confermo nell’idea che qualcuno non sia nemmeno lontanamente sfiorato dai problemi veri della gente.
Ma questi sono i soliti discorsi da bar (i quali bar, oltretutto, sempre più numerosi chiudono baracca e burattini per mancanza di clientela).
Comunque sarebbe il caso di leggerla, la nostra Costituzione. E’ proprio bella! E profonda!
don Roberto