Lavoro

11 settembre 2023

Lavorare: è il destino di ogni essere umano sulla faccia della terra. Destino che può essere visto come una punizione o come una grazia. Sono all’ordine del giorno notizie che ci parlano di sfruttamento,  di uomini, donne e bambini ridotti in schiavitù. Un lavoro disumanizzante,  che relega milioni di persone alla semplice sopravvivenza.

Ma il lavoro disumanizzante non è solo quello del raccoglitore di pomodori o di chi fabbrica scarpe e palloni. Può essere disumanizzante anche un lavoro ben retribuito che però sottopone a continuo stress. E poi c’è il lavoro visto come un idolo, nel quale vengono riversate tutte le frustrazioni degli altri ambiti della vita, che diventa l’unica soddisfazione per chi non ne ha altre.

Nel lavoro riversiamo quello che siamo. Le nostre difficoltà di relazione,  le nostre ferite, le nostre insicurezze,  le nostre ansie. O, viceversa   il nostro essere in pace con noi stessi,  il nostro equilibrio,  la nostra capacità di vedere e cogliere il bene. Per un cristiano, poi, il lavoro è anche la possibilità di realizzare un progetto d’amore per il mondo.

Perché ogni lavoro può essere per la maggior gloria di Dio. Da questo punto di vista non esistono lavori più importanti e lavori meno importanti. Esistono lavori che offrono sempre l’opportunità di essere utili a qualcuno, di realizzare il Regno di Dio. E allora davvero il lavoro diventa grazia, diventa opera di salvezza.

Il cristiano vive il proprio lavoro come un aspetto essenziale della propria missione. E questo può trasfigurare ogni tipo di lavoro,  facendolo diventare partecipazione all’opera di Dio.

Senza eliminare fatica e sudore,  Gesù redime anche il nostro lavoro.

don Roberto