12 dicembre 2016
Siamo specialisti in lamentele.
E infatti in questo momento anch’io mi sto lamentando delle lamentele.
In ogni caso sto mettendo sempre più a fuoco questo aspetto così presente nella mia vita e in quella di tanti altri.
E la messa a fuoco porta a continui esami di coscienza e a proponimenti di non peccare più.
Per esempio sono arrivato alla decisione di non lamentarmi più per le conseguenze negative di scelte liberamente compiute da me. Cioè di quasi tutte le scelte grandi e piccole della mia vita.
Ci lamentiamo spesso di cose che necessariamente erano collegate alle nostre scelte.
Un prete che si lamenta delle difficoltà e delle fatiche del suo ruolo dovrebbe essere aiutato a ricordare che nessuno lo ha costretto ad accettare quel ruolo, che l’obbedienza vera comporta sempre la libera adesione, che si può sempre dire di no ad una proposta (e infatti tanti preti dicono di no, alcuni ricevendo anche un premio! Perchè spesso il mondo, anche ecclesiastico, va proprio alla rovescia).
E allora ecco parroci che si lamentano dei propri parrocchiani, preti di curia che si lamentano della curia… tutti ad esaltare i propri sacrifici e le proprie croci e mai a pensare alle croci degli altri (per esempio a quelle dei parrocchiani che, loro sì, non si sono scelti il parroco e devono tenersi quello che arriva…).
E che dire di mogli e mariti che sembra provino una soddisfazione morbosa nel lamentarsi delle angherie che subiscono da parte del coniuge?
E sembrano martiri che, il giorno del matrimonio, erano lì con una pistola puntata alla nuca e dopo resta solo quella frase così sconsolante: “Non è più la persona che ho sposato”.
Perchè, non lo sapevate che, nell’arco della vita, le persone cambiano, spesso in peggio?
E che l’ amore, se è vero ed è continuamente alimentato, riesce a superare tutte le difficoltà, con l’aiuto di Dio?
E che quando una coppia “scoppia” la colpa è sempre di entrambi?
E che dire dei genitori che si lamentano dei propri figli, come se questi figli fossero stati educati da altri?
E che sottolineano sempre i sacrifici fatti, le notti perse perchè il bambino piangeva e il tempo dedicato e le lacrime versate… Ma chi l’ha messo al mondo quel figlio, mi verrebbe da dire, la cicogna?
E avevate fatto per caso un contratto perchè dormisse sempre tutta la notte? E non si ammalasse mai? E non facesse mai stupidaggini? E facesse sempre i compiti e prendesse sempre dieci a scuola? E frequentasse sempre le compagnie giuste?
Forse, al posto di tante lamentele, sarebbe meglio mettersi un po’ in discussione e rimboccarsi le maniche, educativamente parlando.
E i lavoratori che si lamentano del proprio lavoro? Salvo poi, ovviamente, lamentarsi ancora di più del licenziamento. E gli studenti che si lamentano dello studio? Ma vai a lavorare dodici ore in miniera, mi verrebbe da consigliare, così magari torni ad apprezzare lo studio!
Insomma, trovare qualche persona capace di vedere le meraviglie di Dio non è facile.
Lamentarsi è un peccato non tanto leggero perchè è come accusare il Signore di trascurarci, di essere sadico, di darci solo pesi, fatiche e sofferenze. E poi crea anche negli altri scontento, tristezza.
Ma siamo o non siamo discepoli di un Risorto? E perchè non riusciamo a vedere tutto il bene e il bello che c’è in noi e nel mondo?
Fine della mia lamentela sulle lamentele.
Mi impegno a non lamentarmi più!
Fino alla prossima volta.
don Roberto