15 aprile 2019
Si piange. Di dolore, di gioia, di commozione, di rabbia, di paura, di disperazione. Le lacrime dovrebbero scorrere liberamente sul nostro viso. Sarebbero un segno di sensibilità, dimostrerebbero che il cuore non è totalmente indurito. E invece, spesso, le lacrime sono viste come un segno di debolezza, come qualcosa da nascondere.
Tanti (soprattutto maschi) pensano ancora che il piangere denoti una mancanza di orgoglio, di forza, di determinazione. Poveretti! Persone che non hanno fatto ancora i conti con il loro essere profondo, che vivono di immagine, che vanno in crisi davanti al giudizio degli altri. Oppure persone tanto riservate da far fatica a manifestare le proprie emozioni e i propri sentimenti.
Eppure le lacrime sono importanti. Lubrificano il cuore e lo rendono più capace di comprensione e di compassione. Anche Gesù ha pianto. Davanti alla morte di Lazzaro e al dolore di Marta e Maria il Signore versa le sue lacrime, quasi un tributo alla sofferenza umana, ma anche un segno di piena condivisione e di comunione profonda.
Certo, ci sono anche le lacrime facili, quelle che salgono agli occhi per un moto superficiale del cuore, quelle che non intaccano le profondità della persona e non la fanno diventare più buona. Eppure anche queste sono meglio di niente, sono il segnale che qualcosa di umano è rimasto in quel cuore, che, ogni tanto, i muri di difesa possono avere qualche crepa e, chissà, prima o poi crollare.
Le lacrime, dunque, sono sempre positive. Anche un attore consumato, abituato a piangere per finta, può arrivare a piangere sul serio. Perchè nella vita ci sono momenti dove solo le lacrime riescono a rendere in modo efficace quello che stiamo provando. Auguriamoci di avere tanti momenti di gioa, così intensi da non riuscire a trattenere le lacrime. Ma sicuramente ci saranno anche momenti di sofferenza, nei quali le lacrime saranno anche balsamo e lenimento.
L’importante è guardare sempre con grande rispetto le lacrime altrui, sperando che con lo stesso rispetto vengano guardate le nostre.
don Roberto