La morte

6 novembre 2023

Se per san Paolo “Il vivere è Cristo e il morire un guadagno” e per san Francesco la morte è “sorella”, per tante persone il morire non è così facile da accettare.

Si preferisce non pensare alla morte,  perché se ne ha una gran paura. E invece riflettere sulla fine della nostra vita terrena ci sarebbe molto utile. Soprattutto in relazione al “dopo”. Perché se la morte è una certezza, solo la convinzione che ci sia una vita ulteriore oppure che ci aspetti il nulla può veramente cambiare i nostri pensieri e le nostre azioni. Se ci aspetta un giudizio, una felicità eterna oppure un’eterna disperazione,  se dobbiamo presentarci davanti a Qualcuno che ci chiederà conto di quanto abbiamo amato e servito i fratelli e le sorelle, allora la nostra vita terrena dovrà prendere una certa piega.

Andiamo oltre la conclusione della saggezza popolare, e anche biblica, del “di là non si porta nulla”. È vero, già questo ci dovrebbe portare ad avere un certo rapporto con i beni materiali, ma il cristiano va oltre. Il cristiano sa che ci sarà la Risurrezione, sa che il Signore Gesù, come nella grandiosa scena del capitolo 25 del Vangelo di Matteo, ci farà partecipare ad una festa stupenda se avremo dato da mangiare agli affamati e da bere agli assetati.

Oppure  ci dirà di andare nel “fuoco eterno  preparato per il diavolo e i suoi angeli” se avremo pensato a noi stessi e basta. La morte e il Giudizio,  dunque, vanno considerati insieme.

Non per averne paura, ma per vivere una vita più intensa e più felice già qui.

don Roberto