Io sto con il parroco

4 Settembre 2017
Staranzano, provincia di Gorizia. Ai primi di giugno uno dei capi scout del locale gruppo Agesci (scout cattolici) “sposa” con rito civile, nel municipio del paese, il proprio compagno. Il parroco, don Francesco Maria Fragiacomo, scrive sul bollettino parrocchiale: “Come cittadino ognuno può fare quello che gli consente la legge dello Stato. Come cristiano, però, devo tener conto di quale sia la volontà di Dio sulle scelte della mia vita. Come educatore cristiano, in più, devo tener conto della missione e delle linee educative della Chiesa e della mia associazione cattolica”. E chiede al capo scout, “per coerenza”, di fare un passo indietro, rinunciando al suo ruolo di educatore. Apriti cielo! Che prete retrogrado! Non come il viceparroco, don Eugenio Biasol, guida spirituale del gruppo scout, che partecipa alla cerimonia e non condivide la presa di posizione del parroco. L’Agesci Friuli Venezia Giulia con un post su Facebook ribadisce la propria fiducia in tutti i capi scout di Staranzano. Interviene anche il vescovo, mons. Redaelli, che demanda le decisioni alle realtà ecclesiali operanti in ambito educativo che, con un percorso di discernimento sicuramente non facile, “devono giungere ad alcune indicazioni condivise e sagge”. In attesa delle conclusioni di questi confronti all’interno delle associazioni cattoliche, mi vengono alcune considerazioni. Probabilmente fra cinquant’anni i due “sposi novelli” saranno visti come pionieri, eroi e martiri. Saranno beatificati e tutta la Chiesa li ringrazierà per il coraggio che hanno avuto e la luminosa testimonianza di fede, osteggiata dagli oscurantisti rimasti ai tempi dell’inquisizione. E io, dall’Aldilà (speriamo almeno in Purgatorio), mi rallegrerò di tutto questo. Oggi, però, l’unica persona che mi sembra abbia detto cose ” coerenti” è il parroco. Come si fa a scegliere situazioni di vita contrarie all’insegnamento della Chiesa e pretendere di fare l’educatore in nome della Chiesa? E se l’educatore deve (ma forse oggi questo verbo sembra essere troppo impegnativo. Meglio parlare di diritti e di possibilità piuttosto che di doveri) essere un esempio per gli educandi che esempio può essere una persona che vive in una situazione palesemente in contraddizione con la proposta della Chiesa? Tra l’altro, se non ricordo male, la dottrina ecclesiale riguardo all’omosessualità è profondamente radicata nella Bibbia. Ma qui il problema è più serio perché c’è di mezzo anche un’unione civile che non era certo obbligatoria. Si può permanere in una situazione di pubblico peccato con piena condiscendenza, senza alcun pentimento e continuare a fare l’educatore? Evidentemente sì, stando al viceparroco, all’Agesci Friuli Venezia Giulia e anche al vescovo. Mi dispiace, ma io sto con il parroco. Forse un po’ di coerenza farebbe bene a tutti. Anche se è fuori moda.
don Roberto