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In uscita

8 Aprile 2018 by Manuela Brancatisano

8 aprile 2018
Va molto di moda l’espressione “Chiesa in uscita”.
Tutti, dal Papa in giù, insistono su questa dimensione fondamentale della Comunità fondata da Gesù: incontrare le persone che non fanno parete del “giro”.

Incontrarle perchè? Certo, anche per il piacere di incontrarle. Ma poi, sembrano essere le indicazioni di Gesù nel Vangelo (“rendete discepole tutte le genti…”), anche (o soprattutto!) per annunciare loro la Parola che dona salvezza.

Una Chiesa, dunque, in uscita dai propri luoghi “sicuri”, dove tutti la pensano più o meno allo stesso modo, una Chiesa che incontra le persone che faticano, che corrono, che si arrabattano per arrivare alla fine del mese, persone che hanno il coraggio di lottare contro le avversità e che non perdono la speranza di farcela.
Una Chiesa che si affaccia,timida e rispettosa, sulla soglia di tante vite, per ascoltare prima che per dispensare consigli e ricette.
Una Chiesa che non ha nulla da portare se non Gesù, perchè se smarrisce Gesù diventa solo una grande ONLUS, anche abbastanza maleodorante, dove denaro, potere e mondanità la fanno da padroni.

E un povero parroco come fa a rendere presente questa Chiesa in uscita?
A mio modesto parere il modo migliore è quello della benedizione annuale di tutte le persone che vivono o che lavorano nella Parrocchia. Entrare in punta di piedi nelle case, nelle fabbriche, nei negozi, nei bar, guardare negli occhi le persone, scambiare due parole, far proprie le gioie e le sofferenze di tanti…
Una Chiesa che non aspetta in chiesa, che non suona le campane lamentandosi che ” tanto non viene nessuno”.
Una Chiesa che va a cercare le persone là dove vivono, che sente il profumo di minestrone e il tremendo rumore dei telai, che vede la villa sontuosa e il monolocale arrabattato in qualche modo. Una Chiesa che incontra la vita quotidiana delle persone. Vita quasi mai facile e spesso neanche troppo bella.

La Benedizione annuale porta, in queste vite, la visita di Dio. Visita breve e fugace (con i chierichetti e le ministranti pronti al rimprovero: “Don, parla troppo!”), ma sempre visita.
Ogni tanto mi chiedo come possa, un parroco, rinunciare a questo momento, l’unico che davvero gli permette di incontrare tutti i suoi parrocchiani. Impegni, mi si dirà. Superlavoro (?), mi si dirà. Mah!
Chissà quali considerazioni pastorali di altissimo livello portano a preferire il Kit (acqua benedetta e preghierina) da ritirare in chiesa all’incontro a tu per tu con le persone?

Ma di sicuro sono io a essere fuori posto, rimasto ancorato a un concetto di Chiesa e di pastorale che ormai sono degni solo di qualche museo archeologico. E forse io stesso sono un reperto archeologico.
Contento di esserlo, ringrazio il Signore perchè anche quest’anno mi ha concesso di portare a termine la Benedizione. Conservo nel cuore tanti volti e tante parole, tanti sorrisi e qualche lacrima.

E anche qualche rifiuto, per ricordarmi che, noi cattolici, non siamo gli unici al mondo e che solo se siamo trasparenza di Gesù possiamo sperare di portare qualcuno “dalla nostra parte”.

Porto nel cuore la dedizione e la simpatia dei tanti chierichetti e delle tante ministranti che ogni giorno, con grande spirito di servizio, mi hanno accompagnato in questo mese e mezzo.
Credo che anche per loro la Benedizione annuale sia un’esperienza utile. Siamo usciti dalla sacrestia. Per incontrare tutti. E questo mi sembra proprio importante. Sarà poco.
Ma aspetto che altri propongano un’iniziativa altrettanto capillare (che non sia il kit, per favore!).
don Roberto

Posted in: Riflessioni Tag: benedizione delle case, benedizione delle famiglie, don roberto pandolfi, parrocchia grandate

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