23 novembre 2020
Ha suscitato una grande discussione la scelta del notissimo marchio della moda “Gucci” di scritturare la modella Armine Harutyunyan, ventitreenne di origine armena.
Motivo della discussione? Secondo molti la modella è “brutta”. Tutta questa bufera mediatica potrebbe far sorridere (soprattutto il gruppo Gucci, al quale è arrivata tantissima pubblicità gratuita), ma in realtà il tema del contendere è interessante perchè supera la situazione concreta e pone di fronte ad un interrogativo che ha un’importanza notevole: esiste la bellezza? Intendo una bellezza oggettiva, riconosciuta da tutti, in ogni tempo.
E, per un credente, c’è un ulteriore risvolto della questione: se la bellezza terrena è immagine di quella divina, allora dobbiamo dire che il “brutto” è in realtà bello o che il “brutto” non viene da Dio? Purtroppo alla fine del 1700 l’aver fissato canoni estetici che vedevano la bellezza espressa solo dal modello greco classico ha dato luogo, in molti pensatori, all’elaborazione di teorie razziste già con qualche parvenza di scientificità. E così ci siamo ritrovati con l’umanità divisa in razze tanto più evolute, fisicamente, intellettualmente e moralmente, quanto più vicine a quel modello estetico e tanto meno evolute quanto più lontane. Inutile dire, a questo punto, che la classificazione vedeva al posto più alto i bianchi (neanche tutti, per la verità, perchè ebrei e slavi erano già allora considerati inferiori rispetto agli “ariani”, a cui appartenevano inglesi, francesi e tedeschi) e al posto più basso i neri. Con gli asiatici gialli in mezzo.
Chissà, forse il gruppo Gucci voleva far passare l’idea che il “bello” ha tante declinazioni oppure che il “bello” è dato da qualcosa di esterno alla persona (in questo caso, per esempio, dall’abito che indossa). A me piace pensare che la bellezza non coincida con determinati canoni estetici e nemmeno sia data da realtà esterne alla persona. A me piace pensare alla bellezza interiore che ogni essere umano possiede in quanto creatura di Dio. Quello che rifulge dentro di noi è bellissimo. Anche se, a volte, non è facile scoprirlo.
Ma il fatto stesso di essere parte di un progetto di Dio è fonte di bellezza. Siamo affascinanti anche se non siamo “belli” esteticamente, abbiamo dentro di noi una luce che va colta, contemplata e ammirata. Dal vedere questa luce nasce il rispetto profondo per ogni essere umano. Chi non riesce a vederla, questa luce, non potrà far altro che fermarsi all’esterno, a dire “bello” o “brutto” solo in base all’estetica o, più che altro, ai propri gusti. Quando poi al concetto di “bello” e di “brutto” si lega quello di “buono” e “cattivo” allora il rischio di classificare l’umanità in base ai pregiudizi individuali è grandissimo.
Solo partendo da Dio possiamo avere la certezza di un’origine e di un fine comuni. E la possibilità di guardarci reciprocamente con rispetto e persino con stima.
don Roberto