Siamo sotto controllo e questa non è una novità. Ormai non ci badiamo nemmeno più, diamo per scontato che ci sia sempre qualcuno che ci riprende in banca o per strada e in un negozio. Diamo per scontato che, attraverso navigatori e Telepass vari, un sacco di persone siano al corrente di ogni nostro movimento. E poi ci sono tutti i dispositivi che controllano i nostri acquisti, le nostre preferenze cinematografiche, i nostri desideri, magari espressi a voce, durante un colloquio privato, ma con il telefono acceso. E allora ecco le proposte pubblicitarie inerenti a tutti questi ambiti. Ci sarebbe quasi da sentirsi coccolati. Molti si lamentano di non avere abbastanza attenzioni da figli, parenti, amici. L’epoca di queste lamentele è finita: c’è qualcuno che ha cura di te, che si prende a cuore i tuoi problemi e i tuoi desideri, che ti propone le soluzioni per la prostata e le tariffe più convenienti per andare in Islanda. E senza che tu gli abbia chiesto nulla. Questo grande fratello si è accorto che tu hai cliccato per saperne di più sulla prostata e ha sentito che hai espresso con un tuo amico la speranza di visitare, prima o poi, l’Islanda. Non è attenzione,questa? Non è capacità di venire incontro ai bisogni? Non è far sentire al centro dell’attenzione? Siamo ormai considerati consumatori, la nostra vita ha senso solo se spendiamo e consumiamo. Tutto quello che ruota attorno a noi può essere letto in questa logica: consumo, dunque sono. È una trappola nella quale è facile cascare. Cerchiamo di mantenere una nostra autonomia di giudizio e di acquisto, perché l’unico criterio vero per guardare alla nostra vita è l’amore evangelico.
don Roberto