29 luglio 2024
“Conterai sette volte sette anni. Dichiarerete santo il cinquantesimo anno. Sarà per voi un giubileo: non farete semina né mietitura di quanto i campi produrranno da sé, né farete la vendemmia delle vigne non potate. In quest’anno del giubileo ciascuno tornerà nella sua proprietà. Regolerai l’acquisto che farai dal tuo prossimo in base al numero degli anni trascorsi dopo l’ultimo giubileo. Nessuno di voi opprime il suo prossimo; temi il tuo Dio, poiché io sono il Signore, vostro Dio.” (Levitico 25)
Tra qualche mese inizierà il giubileo. E il giubileo è rivoluzionario. Talmente rivoluzionario che non è mai stato realizzato così come lo prevede la Bibbia. Restituire terre e case all’antico proprietario, lasciare riposare i campi per un anno intero: oltre che di difficile realizzazione pratica ( chi era il proprietario di questa terra cinquant’anni fa? Chi sono i suoi eredi?), il giubileo richiesto da Dio esige una dimensione interiore molto impegnativa: essere distaccati dai beni, non avere il desiderio di accumulare, rispettare il Creato, sentendosene custodi e non padroni.
Una mentalità lontana da quelle a cui l’uomo è abituato da sempre. Ecco allora in giubileo come lo vediamo: un pellegrinaggio, qualche penitenza, l’esigenza di cambiare almeno un po’ la nostra vita. Niente di troppo radicale. Però le Diocesi dovrebbero pensare di organizzare, per il giubileo, un pellegrinaggio di poveri, di senza tetto, di pensionati con la minima, di famiglie che fanno fatica ad arrivare alla fine del mese. Sarebbe un bel gesto: tutti a Roma per qualche giorno, ospitati in case religiose che si mettono gratuitamente a disposizione, con vitto e pullman pagato dalla diocesi, per incontrare il Papa, che, vista la sua sensibilità per i poveri, sarebbe tutto contento di un’iniziativa del genere. Sarebbero soldi ben spesi, questi.
E il giubileo si avvicinerebbe almeno un pochino al suo scopo originario.
don Roberto