6 maggio 2019
La terza considerazione è in riferimento alla comunità, religiosa e civile. Che cosa stanno facendo le persone di Grandate per questi ragazzi e queste ragazze, oltre a brontolare perchè disturbano schiamazzando e bestemmiando e giocando a calcio ed esibendosi in rumorosissimi moto-raduni durante le funzioni religiose (quelle serali, ovviamente, perchè quelle mattutine, per gente che gioca a calcio fino a mezzanotte e oltre, sono proibitive) o perchè riducono il sagrato delle chiesa e il prato sottostante ad un porcile, con rifiuti di ogni tipo, o perchè rompono i vetri della chiesa o perchè fanno dei disegnini con il pennarello indelebile sulla facciata…
Prima di fare il mio ingresso a Grandate, in una riunione di conoscenza con il Consiglio pastorale, un genitore propose alla mia attenzione il problema dei giovani che si ritrovavano davanti alla chiesa: che fare? Disturbano, sporcano, dicono parolacce…ma in fondo sono bravi! Dissi allora che i genitori avrebbero potuto organizzare una presenza, a turno, in mezzo a questi ragazzi, per parlare con loro, per provare a conoscerli, senza la pretesa di fare i maestri, ma con l’umiltà di chi si pone al loro fianco per fare un tratto di strada, dialogando amichevolmente e dimostrando di avere un reale interesse per loro. Credo che sia stata una delle proposte più disattese della mia vita.
I contatti con questi ragazzi e queste ragazze sono mantenuti dai loro encomiabili catechisti e basta. Parlo dei ragazzi di Grandate, perchè quelli degli altri paesi restano perfetti sconosciuti, anche per il motivo che ho detto la scorsa settimana. Mi sembra di constatare che il mondo degli adulti rimanga sostanzialmente estraneo a quello dei giovani. Ci si guarda da lontano, ci si giudica e si cerca di frequentarsi il meno possibile, forse per non far vedere all’altro le proprie debolezze.
La Comunità cristiana di Grandate potrebbe e dovrebbe fare molto di più, ma qualcosa sta facendo, comunque. Non rigetta la sfida educativa e prova, con i suoi catechisti, a essere presenza di condivisione, di prossimità, prova a discutere e a confrontarsi, a proporre qualcosa di bello e di grande, con la consapevolezza che le proposte possono essere accettate o respinte.
Credo, però, che il mondo degli adulti debba fare ancora un po’ di strada. A partire da chi avrà la responsabilità di guidare il paese di Grandate. Tra pochi giorni saremo chiamati ad eleggere il Sindaco. E credo che uno dei compiti più importanti del nuovo Sindaco sia quello di pensare ai giovani. Incontrandoli, prima ancora di fare iniziative per loro.
Magari venendo, verso le 22, sul sagrato della chiesa, a parlare con loro per rendersi conto di che cosa pensino, di che cosa parlino con i loro genitori, di quali argomenti stiano trattando a scuola, di quali ideali abbiano nella vita, a vedere e ammirare le loro moto e la portentosa capacità di rumore che hanno.
Se il mondo degli adulti rimane arroccato nel suo sdegnoso giudizio davanti a certi fenomeni, che sono spesso anche reati, resta solo la repressione, restano solo i Carabinieri. Se il gruppo diventa branco e il branco diventa baby-gang l’educazione può essere esercitata solo ricorrendo alla funzione pedagogica della pena. Sarebbe l’estremo tentativo di spezzare il circolo vizioso creatosi con un po’ di pallonate a mezzanotte, con l’omertà e le sfide. Tutti insieme possiamo vincere. Giovani e adulti, insieme possiamo riscoprire la bellezza di dare una mano per costruire una civilà basata sul rispetto dell’altro. Senza ipocrisie e senza la paura di essere giudicati “infami”.
don Roberto