30 aprile 2018
Sono appena tornato dalle celebrazioni del 25 aprile.
La messa, la cerimonia civile al monumento ai Caduti, la sosta al cippo degli Alpini…momenti intensi.
Purtroppo per pochi: il sindaco, il sindaco dei bambini, un assessore, qualche consigliere comunale, gli alpini, la banda, alcuni insegnanti, qualche alunno delle elementari e delle medie, qualche genitori, un gruppetto di persone anziane…
E pensare che il 25 aprile dovrebbe ricordare a tutti che la libertà non è scontata, che tanti hanno dato la vita per permetterci di avere idee politiche diverse, di praticare religioni diverse, di poter esprimere le proprie opinioni. Retorica, dirà qualcuno. Viva la retorica, allora, se ci fa gustare un bene prezioso, se ci fa comprendere che la vita è fatta anche di ideali e non solo di soldi, che vale la pena di prendere il largo anzichè restare sempre dove l’acqua è bassa.
Mi ha colpito in particolare, oggi, un brano di Raoul Follerau, letto da un ragazzino di quinta elementare durante la cerimonia al monumento ai Caduti: “E ora tocca a voi battervi, gioventù del mondo: siate intransigenti sul dovere di amare. Ridete di coloro che vi parleranno di prudenza, di convenienza, che vi consiglieranno di mantenere il giusto equilibrio. La più grande disgrazia che vi possa capitare è di non essere utili a nessuno e che la vostra vita non serva a niente”.
Mentre il ragazzino leggeva queste parole ho sentito profondamente il peso e la bellezza che è affidata a noi adulti, mi sono chiesto che cosa ne è stato degli ideali che avevo da giovane, mi sono chiesto che cosa propongo oggi, a 55 anni, ai giovani.
Che cosa proponiamo, noi adulti, ai giovani che si affacciano alla vita? Siamo anche noi tra quelli che parlano di prudenza, di giusto equilibrio? Siamo anche noi tra coloro che propongono, come misura dell’agire e del parlare, la convenienza, la carriera, i soldi? Facciamo parte anche noi della maggioranza silenziosa, che annuisce in pubblico e critica aspramente solo in privato, trasformando la critica in pettegolezzo?
Siamo anche noi tra quelli che, da perfetti ipocriti, mascherano la propria viltà da prudenza, come il don Abbondio di manzoniana memoria?
Che grande responsabilità abbiamo, noi adulti! La responsabilità di trasmettere i valori vivendoli. Come è bello vedere adulti appassionati, ancora capaci di commuoversi e di indignarsi, ancora capaci di combattere contro le ingiustizie, il malaffare, la corruzione delle coscienze, adulti intransigenti nell’amare, disposti a esporsi e a pagare di persona, a cercare sempre ciò che piace a Dio piuttosto che quello che piace ai potenti.
Il 25 aprile è un momento intenso per la vita del nostro Paese. Eppure è così snobbato.
D’altronde anche il Natale è spesso ridotto a una rimpatriata in cui si mangia e si beve.
Ma di sicuro sbaglio io. Forse è assurdo pretendere che si preferisca una manifestazione alla gita o al dormire fino a tardi. Pazienza. Speriamo solo di non doverci pentire di aver dato per scontata la libertà e di non aver mai pensato a quanto sangue sia costata.
Si sa: le cose, come le persone, si apprezzano quando non ci sono più.
don Roberto