29 giugno 2020
E veniamo, oggi, al rapporto degli italiani con la Chiesa cattolica.
“Anche nell’insieme (ancor vasto) degli italiani che continuano,in un modo o nell’altro, a identificarsi nel cattolicesimo, aumentano gli indizi di un rapporto con la Chiesa che appare progressivamente più esile, più ricco di riserve che di coinvolgimento”. Con queste parole il professor Garelli introduce la parte dell’indagine relativa alla Chiesa.
Prosegue l’autore:” Le denunce sono quelle note: riguardano un’organizzazione religiosa accusata di troppo potere, di indebita influenza in campo politico, di incoerenza tra il dire e il fare; in sintesi, di rappresentare una realtà che predica bene e razzola male, non riuscendo a farsi plasmare dal messaggio di speranza che proclama”.
E così si erode il patrimonio di fiducia che gli italiani ripongono nella Chiesa. Per gli italiani, infatti, l’istituzione che continua a raccogliere un grande fiducia è la famiglia, a cui fanno seguito la scuola e le forze dell’ordine. In fondo alla classifica troviamo il Governo, il Parlamento e i partiti politici, mentre la Chiesa si attesta a metà, insieme alla magistratura, alle imprese e alle amministrazioni comunali. Eppure sono in aumento le persone che sostengono di aver avuto, in occasione di problemi personali, un colloquio con un sacerdote.
Erano il 21,9% nel 1994, sono oggi il 25,9%. Siamo di fronte a una quota comunque non troppo elevata, visto che il 75% della popolazione si dice cattolico e il 37% frequenta almeno una volta al mese la Messa. D’altronde l’82,9% degli italiani ritiene che si possa avere una vita spirituale indipendentemente dal rapporto con una religione organizzata. Anche qui si manifesta quel “fai da te” che permette di assemblare elementi di religioni diverse in un unico sistema adatto al singolo che lo elabora.
Il problema è: “quale colla si usa per tenere insieme il tutto?”. Purtroppo ho l’impressione che la colla più usata sia il “proprio comodo”.
don Roberto