28 novembre 2016
Forse qualcosa comincia a muoversi.
La Diocesi di Padova, unica in Italia, ha reso noto il suo bilancio.
Sabato 29 ottobre, il vescovo mons. Mauro Cipolla ha presentato ai membri dei vari organismi diocesani e ai componenti dei consigli economici parrocchiali lo stato patrimoniale e il conto economico della Diocesi.
Il passivo è di 454.607 euro.
Il vescovo ha corredato il tutto con un messaggio dal titolo “Ci proviamo!”, nel quale evidenzia due parole chiave: trasparenza e responsabilità.
“E’ questo il binomio che vogliamo provare a tradurre in azioni concrete. Sono atteggiamenti umani che ci ha ispirato il Vangelo di Gesù, ma che abbiamo imparato anche dal dialogo con la società intera alla quale siamo debitori perchè ha spinto la Chiesa a comprendere meglio l’importanza di impegnarsi nel mettere insieme un bilancio serio e di renderlo pubblico, provocando in molti cristiani un processo che ha smosso intelligenza, volontà e sensibilità.
Se impariamo a gestire con responsabilità e trasparenza il nostro patrimonio apriamo una porta al dialogo, la nostra parola diventa credibile e forse possiamo creare le condizioni per arricchirci tutti del Vangelo, che è il nostro vero e unico patrimonio”. Sono alcuni concetti espressi dal vescovo nel suddetto messaggio.
Il fatto e le parole del vescovo hanno ricevuto numerosi commenti.
Uno su tutti quello pubblicato sul sito www.vinonuovo.it.
“Un bilancio, insomma. Risorse che entrano e da dove, altre che escono e perchè.
Nulla di eccezionale si direbbe.
Nulla di eccezionale, se non si trattasse del bilancio economico di una diocesi, e in particolare di una diocesi italiana…
La scelta della Chiesa di Padova merita attenzione anzitutto per il messaggio che lancia: trasparenza significa credibilità.
Al di là dell’interesse per l’idea di una Chiesa debitrice alla società, davvero notevole risulta la sottolineatura del beneficio che gli stessi cristiani hanno avuto -e sempre di più avranno- dalla scelta della diocesi che dichiara la propria contabilità.
Una Chiesa credibile è un toccasana anzitutto per chi cerca Vangelo e ha bisogno di testimoni affidabili, di voci cristalline che lo annuncino.
Il colpo di spugna su un ambito da sempre torbido della vita delle diocesi finisce per essere un vero toccasana anzitutto per i credenti, che chiedono di uscire dalle sacrestie senza più scheletri nell’armadio: con i conti alla luce del sole sarà più facile portare a zero il rumore di fondo e parlare delle cose che contano davvero.
La stessa società, che invoca trasparenza in termini di denaro, chiede anche punti di vista veri e solidi sulle grandi questioni della vita.
Pubblicare un bilancio significa regalarsi un’opportunità in più per rispondere ed essere Chiesa fino in fondo nel terzo millennio”.
Ma le novità non finiscono con la Diocesi di Padova.
Infatti la rivista “Vita pastorale”, che arriva sostanzialmente a tutti i preti d’Italia, nel numero di settembre ha pubblicato un articolo di don Giuliano Albertinelli, canonista, giudice del Tribunale regionale di Torino e parroco di Nus (diocesi di Aosta), nel quale l’autore scrive senza mezzi termini : “Prima che un dovere statuito dal Codice di diritto canonico, penso sia un dovere morale, indispensabile per una trasparente e corretta gestione delle nostre parrocchie e di tutta la Chiesa, rendere conto ai nostri fedeli di come utilizziamo il denaro che ci consegnano.
Sono convinto che senza trasparenza e correttezza da parte nostra, a livello di gestione economica di quanto ci viene affidato, ne vada della nostra credibilità nei confronti dei nostri fedeli, arrecando loro e alla Chiesa un grande danno”. E nella nota 5 dell’articolo don Giuliano dice : “Quanto detto per la necessità, che ritengo INDEROGABILE, di presentare alle proprie comunità, siano esse parrocchiali, diocesane o religiose, un bilancio che non si limiti a indicare entrate/uscite con macrovoci (che possono dire tutto e nulla), ma che sia il più dettagliato possibile”.
Chissà, forse qualche altro vescovo potrebbe seguire l’esempio del vescovo di Padova.
Magari anche quello di Como.
Trasparenza per essere veramente credibili: se ne potrebbe avvantaggiare persino l’annuncio del Vangelo!
don Roberto