30 gennaio 2016
Mi ha fatto tanto pensare la notizia, passata quasi inosservata, che la Procura di Napoli (che ha poi passato gli atti a quella di Roma, competente di fatto) ha indagato il comandante generale dell’Arma dei Carabinieri per favoreggiamento e violazione di segreto d’ufficio, in quanto avrebbe fatto in modo che l’amministratore delegato di Consip (la società del ministero dell’economia che gestisce gli appalti per le forniture alla Pubblica amministrazione) venisse a conoscenza di indagini dei Carabinieri a suo carico per presunte mazzette pagate da un imprenditore molto amico della famiglia Renzi.
In seguito alla “segnalazione” il suddetto amministratore delegato ha fatto bonificare gli uffici della Consip, eliminando le cimici piazzate dai Carabinieri.
Per gli stessi reati sono indagati anche il generale Saltalamacchia, comandante della Legione Toscana dei Carabinieri e il ministro del turismo, Luca Lotti.
Qualche giorno fa il Governo ha confermato il generale Del Sette alla guida dei Carabinieri (en passant, si potrebbe dire che il suo stipendio ammonta a 460.000 euro annuali).
Fin qui la cronaca.
Mi vengono alcune considerazioni da semplice cittadino, che ignora i misteriosi giri e meccanismi della politica.
Nessun indagato può diventare allievo carabiniere.
Giustamente!
L’Arma a cui è affidata la sicurezza dello Stato non può permettersi sbavature e anche solo sospetti.
Meglio essere prudenti, anche se è vero che tutti sono innocenti fino al giudizio definitivo, che in questo caso non è quello di Dio, ma quello della Cassazione.
Ora sembrerebbe che la prudenza in uso per un povero allievo Carabiniere non valga per il Comandante generale dell’Arma, lasciando così un margine di sospetto non solo ai normali cittadini, ma anche ai Carabinieri a lui sottoposti.
E la fiducia, allora, in chi va riposta?
So già che tanti (io compreso!) risponderebbero che ci sono migliaia di Carabinieri che fanno il proprio dovere a costo di grandi sacrifici, così come in ogni altra categoria troviamo tantissime persone in gamba.
Pensiamo ai preti.
Quelli che infangano l’abito che portano non sono molti, ma il fango poi schizza su tutta la categoria, creando sfiducia.
Ecco perché bisognerebbe pensare un po’ di più al valore dell’esempio.
Chi occupa posti di responsabilità deve essere un esempio per tutti, non ci devono essere ombre che giustifichino nella gente la rassegnazione, la sfiducia o, peggio ancora, l’adeguamento al malcostume.
E, da questo ultimo punto di vista, l’impunità di cui sembrano godere i potenti, i ricchi, i maneggioni e i leccapiedi è un colpo mortale alla coerenza di chi tenta con fatica di essere onesto, sincero e giusto.
Considerazione finale e personalissima: non esistono, oggi, istituzioni nelle quali si può riporre totale fiducia.
Bisogna sempre guardare ai singoli che le compongono e valutare di volta in volta chi è degno della nostra fiducia e chi no, chiedendo allo Spirito Santo il dono del discernimento e tenendo come unico criterio il Vangelo.
Perché Gesù può smascherare ipocriti e imbroglioni che spesso, come Lucifero, si travestono da Angeli portatori di luce e di giustizia.
I sepolcri imbiancati di evangelica memoria.
don Roberto