6 febbraio 2023
Il termine “femminicidio” è stato coniato dalla criminologa sudafricana Diana Russell e designa “l’assassinio misogino di donne commesso da uomini e che ha per motivo l’odio, il disprezzo, il piacere o il senso di possesso nei confronti delle donne”.
Negli ultimi anni si sente usare sempre più spesso questa parola e sembrano in grande aumento i delitti di questo tipo, purtroppo solo punta di un fenomeno come la sottomissione discriminante delle donne che è ancora diffusissimo.
Alcuni dati, che si riferiscono al 2019, fanno molto pensare. In quell’anno, per quanto riguarda l’Europa, sono state uccise 285 donne in Francia, 276 in Germania, 126 in Spagna, 111 in Italia. Ma se facciamo la proporzione tra numero di delitti e numero di abitanti troviamo una situazione ben diversa. I 10 Paesi con più femminicidi sono Lettonia, Cipro, Montenegro, Lituania, Malta, Finlandia, Danimarca, Albania, Bulgaria e Austria. Seguono, nell’ordine, Estonia, Francia, Serbia, Repubblica Ceca, Romania, Croazia, Germania, Slovacchia, Ungheria, Norvegia, Svizzera, Spagna, Svezia, Olanda, Polonia, Slovenia, Italia , Grecia e Irlanda. Per un totale di 1421 donne.
Sono tante le cause che potrebbero essere scomodate per dare una spiegazione a questo tipo di delitto. Fondamentalmente, però, c’è sempre l’idea che l’altra persona sia una “cosa”, una proprietà, faccia parte dei beni materiali posseduti. Questa mancanza totale di rispetto non si limita, ovviamente, al femminicidio. Si nasconde subdolamente, infatti, anche in relazioni apparentemente normali all’interno delle famiglie, per non parlare delle situazioni legate al mondo del lavoro.
E che dire della pornografia e della mercificazione della sessualità? Quando al centro c’è l’istinto di possesso i danni possono essere tanti e spesso irreparabili.
Una visione cristiana della vita può aiutare a tenere sotto controllo quello che si aggira nel più profondo dell’essere umano. Mettere l’altro al centro delle proprie cure, senza possederlo o pretenderne la gratitudine, può essere sicuramente un incentivo a vivere relazioni autenticamente umane. Senza comunque mai dimenticare la nostra parte animalesca.
don Roberto