16 dicembre 2019
La cooperativa “Lotta all’emarginazione” ha condotto un’indagine sui giovani comaschi riguardo all’abuso di alcol e droga. Sono stati contattati 934 giovani (204 minorenni) fuori da pub e discoteche e a scuola. I dati sono stati presentati alla Commissione comunale per la sicurezza del Comune di Como e sono relativi al 2017.
Secondo i referenti dell’indagine i dati attuali sono sostanzialmente gli stessi, salvo un significativo aumento del “big drinking” (cioè l’abbuffata alcolica, che fa bere almeno sei bicchieri di bevande alcoliche in una sola sera ed è, spesso, la causa del coma etilico).
E vediamoli, questi dati. Il 65% dei giovani contattati fa uso allarmante di birra e superalcolici, il 69,6% fa uso costante di cannabis, il 15,7% di ecstasy, il 14% di cocaina, l’11% di allucinogeni, l’8,5% di ketamina e il 5,9% di oppiacei. Ovviamente mischiare le sostanze è la regola.
Che dire? Da educatore sono seriamente preoccupato. Anche perchè l’ uso di alcol e droghe non avviene solo il sabato sera nei locali, ma in qualsiasi occasione di festicciola privata e anche in beata solitudine. E sarà anche vero che non tutti quelli che si fanno una canna diventano tossicodipendenti, ma è altrettanto vero che tutti i tossicodipendenti hanno iniziato con le canne.
E tuttavia non ci si può fermare al fenomeno. Bisognerebbe riuscire ad indagarne le cause, bisognerebbe scoprire l’origine del disagio esistenziale che porta un ragazzino o una ragazzina di 14 anni (anche se molti iniziano prima) a stordirsi con l’alcol e la droga. Senza distribuire colpe, ma impegnandosi tutti, ognuno con il proprio ruolo, a costruire una società dove anche i più deboli (perchè resto convinto che chi ha bisogno di alcol e droghe varie, per divertirsi prima e per sopravvivere poi, sia una persona estremamente fragile e debole) possano trovare un posto adeguato nel rispetto da parte di tutti, senza il bisogno di dover dimostrare una falsa forza.
L’ascolto e il dialogo restano fondamentali, accompagnati però da regole certe e da fermezza, da parte di tutti, nel farle rispettare. Un mondo senza regole, dove il bene e il male non si distinguono più, è l’ambiente ideale per il diffondersi della confusione, di cui pochi approfittano e molti sono vittime.
Forse dovremmo recuperare tutti una ” passione educativa”, che passione per la persona, per il suo sviluppo armonico, per la sua felicità. Genitori, insegnanti, educatori: appassionati! Desiderosi che gli altri abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza!
don Roberto