29 maggio 2023
Una novità epocale: il Papa ha stabilito che nella fase finale del Sinodo, che si terrà in ottobre, siano presenti anche settanta laici con diritto di voto. E la metà di questi dovranno essere donne. Inoltre, dei dieci appartenenti a Istituti religiosi, cinque saranno donne.
Per la prima volta la Chiesa cattolica “concede ” ai rappresentanti della maggiore componente numerica la possibilità non solo di ascoltare o di parlare, ma anche di votare le proposizioni proposte all’assemblea e che saranno poi presentate al Papa. Una novità importante, tappa di un cammino iniziato dopo il Concilio vaticano II da Paolo VI. Il Sinodo (non più “dei vescovi”) sta diventando sempre più chiaramente un luogo di confronto tra le varie componenti del Popolo di Dio. Qualcuno potrà dire che le cose vanno avanti con troppa lentezza, ma in una istituzione bimillenaria come la Chiesa cattolica le riforme richiedono pazienza e prudenza. Intanto ci sono. E questo è importante.
D’altronde l’essere umano, forse consapevole di dover morire comunque troppo presto, nutre il desiderio di vedere con gli occhi del corpo le novità e di poterle vivere su questa terra. È difficile, oggi soprattutto, con la tecnologia imperante e la logica del “tutto e subito”, pensare di lavorare a progetti il cui frutto sarà colto dalle generazioni future. Eppure questa è la realtà in molti campi dell’esperienza umana.
Anche il ruolo della donna nella Chiesa non è stato valorizzato solo in questi ultimi anni. Basterebbe pensare a santa Caterina da Siena e alla sua influenza sul papato dell’epoca per capire che il genio femminile ha sempre avuto un peso notevole. E tuttavia oggi siamo di fronte ad una presa di coscienza più generalizzata, frutto anche dell’emancipazione femminile all’interno della società civile. E quindi, posto che il semplice essere donna non significa automaticamente possedere saggezza e intelligenza (come per i maschi, ovviamente), guardiamo con gioia e attenzione a ciò che succederà in ottobre al Sinodo.
don Roberto