10 agosto 2020
Il professor Giovanni Brizzi, insigne storico, nel suo famoso libro sul grande condottiero cartaginese Annibale, mette in bocca al protagonista, ormai giunto alla fine della sua vita, queste parole: “A sessantatre anni comincio ad avvertire qualche malanno che svia sull’organismo un’attenzione che sarebbe necessaria altrove: l’essenza della vecchiaia è la distrazione”.
Frase amara, eppure molto vera. Quante persone anziane si distraggono da tutto ciò che le circonda per concentrarsi solo su se stesse e, solitamente, sui propri malanni! Eppure quanto bisogno ci sarebbe delle loro energie in tanti settori della vita sociale ed ecclesiale. Incontrare persone che pensano solo a tirar sera, lamentandosi in continuazione del tempo, dei dolori, dei figli, dei giovani,del governo e chi più ne ha più ne metta, procura una grande tristezza e anche un certo fastidio.
Persone che potrebbero dare tanto agli altri, come hanno fatto in altre epoche della vita, tirano i remi in barca e si ripiegano su se stesse, facendosi diventare il centro del mondo e andando d’accordo solo con i propri simili, perchè quando si diventa così non si può tollerare chi la pensa diversamente. Ecco allora che quanti, da anziani, si impegnano ancora per gli altri e non consumano l’esistenza in una sterile lamentela vengono bollati come gente che si mette in mostra, che non ha niente di meglio da fare (!?), che non sa quali sono i problemi della vita, che sicuramente nasconde qualche interesse poco nobile…
Si arriva,così, alla santificazione dell’egoismo e del menefreghismo. Egoismo e menefreghismo che, probabilmente, erano già presenti nella vita di queste persone, ma non erano così appariscenti come sono diventati, invece, quando il carattere non è più stato supportato dalla volontà.
Ho parlato degli anziani, essendo ormai alle porte di questa età. Ma potrei parlare di chi anziano non è, eppure manifesta in modo evidente i sintomi di questa grave malattia dell’anima. Perchè egocentrici si nasce. E siccome ognuno di noi lo è almeno un po’, sarà il caso di stare attenti, per non finire ad essere un peso per gli altri.
Potremmo fare un esercizietto molto semplice: provare, ogni sera, a pensare a tutte le volte che ci siamo lamentati in quella giornata e a chiedere scusa, il giorno dopo, a tutte le persone con cui l’abbiamo fatto.
Ne guadagnerebbe il nostro benessere e, di sicuro, anche quello degli altri.
don Roberto