22 ottobre 2018
Continuiamo con i fiori colti dal dibattito sulla storicità del personaggio Gesù.
“Gesù si pone come predicatore del perdono e della riconciliazione prima dell’avvento del regno, e predica solo agli Ebrei perchè gli Ebrei siano in grado di entrare nel regno. Quindi l’idea dell’istituzione di una Chiesa separata è totalmente fuori dalla sua immaginazione, perchè il punto di riferimento è soltanto Israele ” (Pesce). “Di sicuro la fede non ha paura delle ricerche storiche, perchè vive di questo referente del suo credere che è Gesù. Quindi ben vengano questi studi. sono più scettico sulla possibilità di mediare i risultati nella predicazione, e quindi nella coscienza di fede collettiva. tra la gente c’è curiosità, ma la divulgazione del processo di formazione del cristianesimo delle origini è obiettivamente difficoltosa. Anche perchè o emerge il desiderio di una sintesi carismatico-fondamentalista, tipo “dicci che cosa d’importante Gesù ci ha lasciato”, oppure c’è il rischio di una dispersione metodologica che conduce al “tanto non se ne ricava niente”… Forse ha pesato anche un certo timore dell’episcopato, che ha spinto alla prudenza nel tentare un processo di divulgazione degli studi. Fatto sta che il rapporto tra una pubblicistica scandalistica e banalizzante e un approccio troppo serioso e specialistico a questi studi non è ancora sciolto” (Cozzi).
” I fedeli non sopportano più la predicazione come viene fatta attualmente, e questo forse significa che si aspettano qualcos’altro. Nella mia esperienza, tutte le volte che uno parla con le persone spiegando la varietà dell’esperienza dei primi cristiani si accorge che ciò induce a un pizzico di sano relativismo, che oggi è senza dubbio una risorsa e non una bestemmia, checchè ne pensino i fautori di una predicazione apologetica. Un pochino di relativismo spinge ad un approfondimento della fede, non bisogna temere che il Popolo di Dio possa essere indotto in chissà quali confusioni!” (Perroni).
” C’è anche un altro rischio ed è quello della predicazione carismatico-spirituale. che riduce e riconduce tutto ad avvenimento, ad accadimento. Il che non è vero, perchè così si tradisce radicalmente lo spirito e la lettera dei testi, e anche la loro finalità. Si rischia di pensare che l’episodio di Gesù che cammina sulle acque sia stato un fatto storicamente avvenuto, in un giorno e a un’ora precisa. Questo tipo di predicazione rischia di essere quasi peggio della lettura fondamentalista “( Perroni).
Dopo la lettura di questo dottissimo dibattito la mia autostima è notevolmente calata. Mi sono sentito un povero credulone, convinto ancora che Gesù abbia camminato sulle acque e che le Beatitudini siano sue, anzichè di un anonimo discepolo (riguardo a Gesù che cammina sulle acque, la prof. Perroni risponde così ad una lettera in cui le si chiedeva conto della sua affermazione: “La mia affermazione, secondo cui ritenere che il racconto evangelico su Gesù che cammina sulle acque sia un fatto storico può essere rischioso, voleva attirare l’attenzione sulla tendenza, purtroppo dominante, a dare valore storico a tutto quanto viene narrato nei Vangeli. Tendenza a cui siamo abituati perchè è molto forte nella predicazione, ma anche nella catechesi.Lo scopo che si prefiggono gli evangelisti non è di alimentare la creduloneria…Se la forza taumaturgica di Gesù è storicamente plausibile, e lo sono quindi anche i racconti di miracolo di guarigione, non altrettanto realisti possono essere considerati quei racconti che invece insistono su eventi straordinari, su ribaltamenti delle leggi naturali, a cui va dunque riconosciuto carattere prevalentemente letterario. Essi mirano a rivelare qualcosa su Gesù che confermi che il suo insegamento viene da Dio. Gesù non ha camminato sulle acque, ma viene presentato come colui che ha la stessa forza del Dio di Israele”).
Stupido io, quindi, che credo ancora a queste cose! E anche imbroglione, perchè nella predicazione e nella catechesi continuo a dire cose che non corrispondono alla realtà, inducendo il Popolo di Dio a sbagliare e a credere un sacco di cose che potevano essere credute nel Medio Evo, ma non oggi, quando ormai siamo diventati intelligenti e colti.
Mi piacerebbe sapere con quali criteri che non siano esclusivamente individuali questi “professori”, riescano ad individuare i fatti storici e quelli inventati. E, in ogni caso, continuerò pervicacemente a credere che sia vero ciò che è contenuto nei Vangeli.
Anche solo perchè l’alternativa è credere a quanto dice qualche professore.
don Roberto