8 luglio 2024
“Gesù gli disse:” Una cosa ancora ti manca: vendi tutto quello che hai, distribuiscilo ai poveri e avrai un tesoro nei cieli; e vieni! Seguimi!”. Ma quello, udite queste parole, se ne andò triste, perché era molto ricco “. (Luca 18,22-23)
Uno dei brani più drammatici del Vangelo, quello del giovane ricco. Davanti all’invito di Gesù questo giovanotto non ce la fa a lasciare le sue ricchezze e se ne va, triste. Padrone esigente, il denaro. Padrone che richiede spesso grandi sacrifici senza dare in cambio altro che tristezza. Quante volte si incontrano dei “poveri ricchi “, cioè delle persone piene di soldi e di infelicità , persone che tentano di superare il proprio disagio interiore, la propria profonda infelicità con i soldi, guadagnati in modo anche disonesto o, addirittura, sulla pelle di tanti altri, spremuti e sfruttati senza pietà. Ed è proprio la pietà, nel senso di pena e commiserazione, che questi poveretti “granosi” suscitano in chi abbia un minino di raziocinio e non solo un’insana voglia di emulare.
L’ avere tanti soldi non è certo un peccato (se fatti in modo onesto, ovviamente), ma costituisce una tentazione potente per una persona non allenata a fare del bene. Se poi siamo di fronte a un uomo o a una donna con qualche problema di autostima o di fragilità psicologica allora la frittata è fatta perché i soldi diventeranno l’unico strumento a cui aggrapparsi per cercare un po’ di fiducia in sé stessi e per illudersi di essere forti. Passando, ovviamente, da una delusione all’altra. Come sarebbe bello se i soldi servissero solo a far del bene…
don Roberto