23 maggio 2022
Dopo quasi dieci anni di pontificato papa Francesco riforma la Curia romana. E lo fa con la Costituzione apostolica “Praedicate Evangelium”, pubblicata nella solennità di san Giuseppe e che entrerà in vigore il 5 giugno di quest’anno, solennità di Pentecoste. L’attuale Costituzione prende il posto della Costituzione “Pastor bonus”, di Giovanni Paolo, in vigore dal 1988.
Sembra che la riforma della Curia romana fosse uno degli impegni precisi richiesti in sede di conclave, al nuovo papa. E Francesco mette in piedi una Curia che sia innanzitutto missionaria, cioè che non sia concentrata sulla conservazione dell’esistente, ma che si slanci oltre l’oggi per realizzare una Chiesa imperniata sui vescovi, decentrata da Roma, capace di gestire le problematiche e le istanze locali senza bisogno di troppi pronunciamenti centrali, ma, nello stesso tempo, attenta ad evitare quegli errori e quegli abusi che, come spesso è emerso in questi anni, hanno visto protagonisti i vertici delle Chiese locali, troppo legati ad una gestione “elastica” e interessata di problemi radicati in quel determinato territorio. A volte, infatti, serve uno sguardo da lontano, che aiuti a cogliere la complessità di questioni che lo sguardo ravvicinato non permette di vedere.
Questa Curia, pensata come strumento a servizio del ministero del Papa e delle Chiese locali, viene vista non come un organismo burocratico, un ostacolo, le cui minuziose e arcigne indagini possano bloccare la libera iniziativa dei Vescovi, ma come una struttura che si metta umilmente a disposizione per costruire la comunione all’interno della Chiesa universale. In questa prospettiva viene aperta la concreta possibilità che i Dicasteri e gli Organismi della Curia romana siano guidati da laici, uomini e donne.
Al numero 12 dei Preamboli si dice che ” la Riforma non è fine a sè stessa, ma un mezzo per dare una forte testimonianza cristiana; per favorire una più efficace evangelizzazione; per promuovere un più fecondo spirito ecumenico; per incoraggiare un dialogo più costruttivo con tutti (…). Raggiungere una tale meta richiede tempo, determinazione e soprattutto la collaborazione di tutti”.
Come sempre, le strutture cambiano quando cambia il cuore delle persone. Se non cambia il cuore non c’è riforma strutturale che tenga.
don Roberto