28 settembre 2020
Anni fa, durante un campo estivo, con i ragazzi delle superiori ci siamo avviati per la gita in montagna. Posti stupendi, prati e rocce, fiori piccoli e bellissimi, aria pura e frizzante. Abbiamo camminato per diverse ore. Al ritorno, ripercorrendo a ritroso l’itinerario, ci siamo imbattuti in un cippo di confine e abbiamo scoperto di esserci inoltrati per diversi chilometri in territorio svizzero.
A quel punto ci siamo fermati a riflettere sui confini stabiliti dall’uomo, sulla loro artificiosità, sul fatto che i prati e le rocce dell’Italia erano proprio uguali a quelli della Svizzera. Abbiamo pensato poi a quante guerre gli uomini hanno combattuto per una rettifica anche minima dei confini, quanti massacri, quanti genocidi sono avvenuti nella storia dell’umanità perchè qualcuno stabiliva che altri non potevano stare dentro quei confini.
Poi, però, ci siamo fermati a considerare altri confini. Quelli stabiliti dalla legge per la convivenza nella società, per esempio. O quelli interiori che ognuno di noi produce per avere una netta distinzione tra bene e male. Confini, questi ultimi, particolarmente soggettivi se lasciati all’arbitrio del singolo individuo. E sono proprio questi i confini più preziosi. Ogni essere umano vive in base ad alcuni valori in cui crede. E, di solito, questi valori sono quelli ricevuti dalla famiglia, dalla società, e rielaborati da ognuno a seconda del proprio carattere, delle proprie attitudini, della propria cultura…
Quando si tratta di scegliere e di agire i valori offrono la discriminante tra la giustizia e l’ingiustizia, tra il bene e il male. Tracciano, insomma, una linea di confine. Ed è proprio questa linea che oggi tende a scomparire, lasciando che ci sia una massa informe, come quando un fiume rompe gli argini e non si riesce più a distinguere la terra dall’acqua. Così il bene e il male si mischiano, si confondono, si compenetrano e diventa sempre più difficile trovare qualche valore autentico che possa ripristinare un confine serio. Si arriva, allora, a fissare un confine che confine non è, cioè la cosiddetta “erba voglio”: il singolo vuole qualcosa e questo suo volere diventa un diritto che la società è obbligata a garantirgli e che tutti gli altri singoli devono rispettare. L’anarchia è in agguato.
Non sarebbe il caso, almeno per noi di cristiani, di ristabilire come confine il Vangelo?
don Roberto