12 aprile 2021
Sempre, quando si avvicinano Natale e Pasqua, mi vengono in mente le parole di un vecchio e saggio sacerdote che, tanti anni fa, mi diceva più o meno così: “Noi preti, e non solo noi preti, dovremmo avere il coraggio di fare, ogni tanto una prova: non scrivere nessun biglietto di auguri a Natale e a Pasqua e aspettare che ci scrivano gli altri. Solo in questo modo riusciamo a capire chi sono coloro a cui stiamo veramente a cuore, perchè se stai veramente a cuore a una persona questa ti pensa, si ricorda di te e ti scrive non per rispondere al tuo biglietto che ha ricevuto, ma semplicemente perchè vuole comunicarti il suo affetto. Si corre, ovviamente, il rischio di scoprire che in realtà nessuno si ricorda di te e quell’anno, invece di decine di biglietti di risposta, dovuti almeno in base alla buona educazione, non te ne arriverà nemmeno uno. Poco male, perchè avrai così l’occasione stupenda di amare gratuitamente, come Gesù ti chiede. L’anno dopo, infatti, bisogna riprendere a mandare gli auguri a tutti, con la consapevolezza che le risposte che riceverai saranno dettate esclusivamente dal dovere. E se poi da qualcuno non riceverai neanche la risposta, sii ancora più contento perchè avrai constatato, una volta di più, come certuni, che si riempiono la bocca di parole come “comunione” e “fraternità sacerdotale” e “amicizia nello Spirito” e “unione dei cuori”, in realtà non siano capaci nemmeno di fare la comunione degli auguri. E ricordati che tutte queste cose valgono, in sommo grado, per gli auguri di compleanno!
Pensa a quante persone hai aiutato economicamente o a trovare un posto di lavoro. Oppure a quante persone hai consolato ad ogni ora del giorno e della notte quando avevano bisogno e hai ascoltato con pazienza i loro sfoghi, i loro lamenti, le loro arrabbiature: quante di queste persone si ricordano di te e ti fanno sentire la loro riconoscenza? Di sicuro ben poche! E meno male, perchè così impari a fare le cose senza aspettarti nulla in cambio, nemmeno un “grazie”. Ciò che conta, nella nostra vita di preti e in quella di ognuno, è solo Gesù. Solo Lui tiene in piedi, consola, accoglie, ama. Tutto il resto passa e va”.
A distanza di tanto tempo queste parole mi sembrano sempre più vere e non finirò mai di ringraziare il loro autore, che ormai riceve il premio per la sua vita donata a Dio e alla Chiesa.
don Roberto