23 luglio 2018
Diciamolo pure: siamo troppo pessimisti. E io per primo.
E non si può sempre andare a vedere il pelo nell’uovo o la pagliuzza nell’occhio altrui. E’ tempo di cambiare registro. Non esistono i problemi, esistono solo le opportunità. E quindi siamo stupendamente immersi nelle opportunità.
E’ ovvio, a questo punto, che hanno sbagliato e sbagliano quelli che hanno cercato e cercano i responsabili di alcune situazioni per esporli alla gogna. Forcaioli pessimisti e cattivi, che non si rendono conto che i responsabili dei problemi (pardon, delle opportunità) vanno ascritti tra i benemeriti del genere umano e dovrebbero essere oggetto della pubblica venerazione.
Altro che gogna! Prendiamo, per esempio, il debito pubblico italiano. Ogni bambino che nasce nel nostro Paese si trova sulle spalle un debito di circa 35.000 euro. Un debito pubblico enorme, accumulato soprattutto negli anni ’80 del secolo scorso e che continua ad aumentare.
Meno male, dovremmo dire. Perchè così si incentiva il desiderio di riscatto nei bambini, i quali avranno una forte propensione all’imprenditorialità, visto che in qualche modo i debiti bisogna pagarli. E poi questo aiuta tutti, piccoli e grandi, a sentirsi sempre in debito. Verso gli altri Stati, ma soprattutto verso Dio.
Non è positivo tutto ciò? Un monumento, dunque, ai politici che con i loro illuminati provvedimenti ci permettono di vivere questo incredibile momento di grazia.
Un altro esempio. La Chiesa cattolica in Italia godeva, nell’ormai lontano 1998, della fiducia dell’87% degli italiani. Nel 2012 la percentuale si era ridotta al 36%. Poi è arrivato papa Francesco e nel 2014 la fiducia risale di botto al 71%. Ma poi finisce anche l’effetto Francesco e la fiducia ricomincia a calare fino ad arrivare, nel 2017, al 47%. Vedremo per l’ anno in corso.
Anche qui bisognerebbe rivolgere un plauso a tutti quelli che hanno contribuito a creare questa situazione, perchè Gesù ha detto: “Guai quando tutti diranno bene di voi” (Luca 6,28). Rallegriamoci ed esultiamo, dunque, perchè le masse notoriamente non capiscono nulla (basta vedere che cosa votano alle elezioni) e quel che conta è la fiducia dei pochi che hanno tanta fede da riuscire a distinguere Gesù dalle persone che lo rappresentano.
E comunque avere ottimi margini di miglioramento è importante a livello motivazionale, soprattutto per convincere i giovani ad arruolarsi in massa sotto le bandiere dei nuovi crociati della “misericordia ad ogni costo”. E siccome qualcuno, all’interno della Chiesa, sicuramente pensava e pensa che tale situazione di relativa fiducia (in fondo siamo pur sempre al 47%, che è meglio del 37%) sia stata prodotta esclusivamente dagli organi di informazione e in particolare dai giornalisti, da sempre affetti da un pregiudizio anticattolico, che appena vedono una tonaca rossa partono alla carica come il toro con la muleta e se poi sentono odore di scandali sessuali o economici stappano la bottiglia buona e fanno festa, allora una parte del gruppo monumentale riserviamola pure agli operatori dell’informazione, anche cattolica.
Ma la parte importante del complesso deve essere riservata ad altri. A quanti, cioè, si sono impegnati e si impegnano allo spasimo per dare, della Chiesa, l’idea di una congrega di persone ipocrite, che preferiscono le acque torbide a quelle pulite, che ritengono sempre meglio tacere e nascondere anzichè parlare e chiedere scusa. Tutti costoro meritano la nostra ammirazione perchè desertificare il consenso e la fiducia della gente è opera altamente meritoria.
Terzo (e ultimo, per ora) esempio di problema (pardon, di risorsa). Il CENSIS ha da poco pubblicato i dati riguardanti la povertà in Italia. 1.600.000 famiglie vivono in povertà assoluta, per un totale di 4.700.000 individui. Questo tipo di povertà affligge il 25,7% delle famiglie di origine straniera e il 4,4% di quelle di origine italiana (come, del resto, sa bene ogni parroco che abbia un gruppo Caritas o similare in parrocchia. A Grandate il gruppo c’è ed è encomiabile. Ed è formato esclusivamente da persone che donano il proprio tempo gratuitamente. L’unico stipendiato sono io).
Anche su questo aspetto abbiamo consumato energie inutilmente per cercarne i colpevoli. In realtà tutti questi poveri sono una risorsa perchè permettono ai più abbienti di fare del bene e di sentirsi sereni. E poi incentivano la creazione di posti lavoro retribuiti nel settore dell’assistenza (perchè gli operatori non sono tutti volontari, e sarà il caso di dirlo, ogni tanto. Ci sono cooperative e Onlus e associazioni con decine di operatori stipendiati). E, oggi come oggi, un posto di lavoro è una benedizione di Dio.
Ben vengano, quindi altri provvedimenti, sociali ed economici, che allarghino ulteriormente questa encomiabile povertà. D’altronde anche Gesù ha detto :” Beati voi poveri, perchè vostro è il regno di Dio” (Luca 6,20). E, se non ricordo male, in Luca i poveri della beatitudine sono quelli che vivono la condizione materiale della povertà.
Cosa c’è di meglio, dunque, che continuare a creare poveri, facendo contenti i poveri stessi, che possono riporre la propria fiducia solo in Dio, e i ricchi, che possono mettere in pratica l’amore per il prossimo? Un monumento anche a loro, agli autori di questo capolavoro e a quanti decidono di restare “poveri” rifiutando sistematicamente il lavoro e vivendo, deliberatamente,di carità.
Ecco, abbiamo trasformato tre problemi in tre risorse e abbiamo trasformato le colpe in meriti. Abbiamo fatto un servizio alla speranza e all’ottimismo che devono contraddistinguere il cristiano.
Ho scherzato? Non ho scherzato? All’intelligenza dei lettori l’ardua sentenza.
don Roberto