6 novembre 2017
Sembra essere d’obbligo, in questi giorni, la visita ai cimiteri.
Tombe tirate a lucido, fiori freschi, parenti che si ritrovano dopo un anno e il cui chiacchiericcio disturba la quiete e la riflessione di chi vorrebbe pensare, anzichè ciarlare. Sì, perchè il cimitero aiuta a riflettere.
E, personalmente, mi aiutano di più quelle tombe che anche in questi giorni sono trascurate, lasciate andare, con qualche fiore di plasticaccia grossolana che da decenni fa bella (si fa per dire) mostra di sè.
Mi incuriosisce leggere i nomi e le date riportate su queste tombe. Spesso sono di persone morte da tanto tempo, che non hanno più parenti in vita.
Ma altre volte si ha la sorpresa di vedere volti di persone morte da pochi anni, con i parenti ancora in vita e magari anche beneficiari di cospicua eredità lasciata dal titolare della tomba trascurata.
E a questo punto le riflessioni si accumulano: sull’ingratitudine umana, sull’inutilità di tanti sacrifici se hanno solo lo scopo di accumulare beni da lasciare in eredità, sulla vita che deve essere impostata sull’amore gratuito… Quante cose può insegnarci la visita al cimitero.
Forse per questo tanti preferiscono occupare il tempo della visita chiacchierando.
E’ un modo come un altro per non pensare in profondità, per fermarsi alle vicende presenti senza dare uno sguardo all’unica certezza che abbiamo sul nostro futuro e cioè quella di dover morire. Eppure sarebbe proprio importante farsi alcune domande. Per esempio se proveremo davvero una gran consolazione, nell’Aldilà, sapendo che nell’aldiqua i parenti ci hanno fatto una tomba sontuosa, magari anche con un bel monumento.
Vivere dando Amore. Questo è il senso profondo dei giorni che il Signore ci concede di trascorrere su questa terra.
E morire contenti di aver svolto questo compito.
Chiedendo, umilmente, di essere messi nel cinerario comune, così da evitare ai parenti anche il fastidio di doverci portare i fiori.
don Roberto