3 aprile 2017
Da tanti anni sento, nei nostri ambienti cattolici, demonizzare i centri commerciali.
Templi del consumismo più sfrenato, novelli luoghi di schiavitù, dove non esiste mai riposo per i poveri dipendenti, accalappia allocchi con offerte fasulle e imbrogli vari…forse tutte cose parzialmente vere.
Ma non riesco ad eliminare il sospetto che tanta acrimonia sia dovuta alla concorrenza spietata che i centri commerciali fanno ai nostri oratori, soprattutto la domenica.
Eppure dovremmo porci seriamente la questione del perchè la gente normale, le famiglie normali scelgono il centro commerciale anzichè l’oratorio o le iniziative parrocchiali.
E allora, lungi dal demonizzare l’avversario o dall’imitarlo con offerte di lustrini, dovremmo modificare la nostra prospettiva.
Don Milani (oggi così in auge, quand’era in vita molto meno) sottolinea con molto rammarico la corsa delle istituzioni cattoliche a far concorrenza ai comunisti usando gli stessi mezzi e la chiusura a riccio delle suddette istituzioni ad ogni forma di dialogo vero.
Così, dopo aver inventato i cinema parrocchiali, i bar parrocchiali, i circoli più o meno culturali parrocchiali, i campi sportivi parrocchiali, non ci resterebbe che inventare il centro commerciale parrocchiale.
Ovviamente con un reparto ben fornito di oggettistica religiosa e un’altrettanto ben fornita libreria che abbia una netta predominanza di testi edificanti, possibilmente polemici con il consumismo (degli altri, perchè il “nostro” è giusto che esista e, anzi, è benemerito perchè offre posti di lavoro e contribuisce alla diffusione della cultura religiosa… Avete mai sentito qualche vescovo tuonare contro l’apertura domenicale dei negozi annessi ai vari santuari e spesso gestiti dai santuari stessi?).
Ironia a parte, come parroco mi sento provocato dalla presenza, nel territorio della parrocchia di Grandate, di un ipermercato, frequentato da migliaia di persone ogni giorno e, in particolare, di domenica.
Si parla di Chiesa in uscita, di andare dagli ultimi, di cercare nuove vie di evangelizzazione e poi…e poi c’è un luogo dove tutto questo può trovare concretezza e noi cattolici (a partire da me) che cosa facciamo? Niente!
So che d’estate tanti giovani fanno apostolato sulle spiagge; so che altri vanno di notte a cercare le persone per strada e propongono loro di fare un saltino in chiesa e rivolgere un pensiero a Dio.
Perchè non pensare una cosa del genere, anche solo regalando un’immaginetta con una preghiera, per i frequentatori dei centri commerciali? Senza importunare, senza discorsi teologici, senza la pretesa di convertire.
Solo un’immaginetta data con sorriso.
Potrebbe essere un piccolo seme che, prima o poi, porterà frutto.
E il centro commerciale diventerebbe un dono di Dio, una Sua provocazione, per scuoterci dal nostro torpore,un’opportunità per riscoprire la bellezza dell’annuncio evangelico e l’incontro con le persone: quante cose belle!
Credo proprio che se ne parlerà nel prossimo consiglio pastorale.
don Roberto