13 febbraio 2017
Dieci anni fa ho commesso uno degli errori più gravi della mia vita: ho letto il libro “La casta” sui privilegi, gli sprechi, le magagne della nostra classe politica.
Ricordo che pagina dopo pagina mi aumentavano l’indignazione e la terribile consapevolezza di essere impotente di fronte ad un sistema così organizzato e tentacolare, che aveva ormai inglobato persino i consigli di amministrazione delle scuole materne.
E però devo riconoscere che da lì è iniziato per me un desiderio molto forte di fare qualcosa per i più deboli, i tartassati, coloro che non stanno nelle stanze dei bottoni e subiscono le negligenze, la superficialità, la malafede e la prepotenza di chi, invece, nella stanza dei bottoni abita stabilmente oppure di chi può vantare nel numero dei propri amici qualcuno che vi abita.
Credo che anche l’idea di queste “riflessioni” abbia avuto lì la sua origine.
Le esperienze successive, poi, mi hanno fatto purtroppo incontrare anche altre caste, ripiegate su se stesse in una continua autodifesa, spesso farisaicamente ammantata di nobili ideali.
E tra queste, mi duole dirlo, la casta clericale.
Ma torniamo alla “casta” per antonomasia, quella dei politici.
Mi sembra interessante fare un breve confronto tra alcune cifre di dieci anni fa e di oggi.
La Presidenza della Repubblica costava allora 224 milioni di euro (il Presidente della Repubblica aveva uno stipendio di 218.000 euro, il resto era costituito dagli stipendi del personale civile e militare e da tutte le manutenzioni connesse al palazzo del Quirinale, alla tenuta di Castelporziano e a villa Rosebery).
Oggi la spesa è ancora di 224 milioni e quindi, tenuto conto dell’inflazione, possiamo dire che la Presidenza della Repubblica ha diminuito i costi del 13,5%.
Evviva!
È pur vero che se facciamo il confronto con la Corona britannica scopriamo che questa pesa sui contribuenti inglesi per 50,8 milioni di euro. Meno di un quarto rispetto a noi.
Diciamo che il Quirinale ha ancora buoni margini di miglioramento.
La Camera dei Deputati ci costava, nel 2007, 940,5 milioni di euro.
Nel 2016 ci è costata 971 milioni.
Potremmo continuare con i raffronti, ma non mi sembra il caso.
Rimarco che il lupo perde il pelo, ma non il vizio.
E siccome “lupo non mangia lupo” sarà dura far sì che qualcuno si smuova per fare un’autentica e seria riforma.
Anche perché, come dice il Papa a proposito della riforma della curia romana, la riforma più importante deve avvenire NELLE persone, perché fino a quando le persone non cambieranno il modo di pensare non ci potrà essere nessuna vera e duratura conversione.
E comunque, parafrasando Totò, noi paghiamo!
don Roberto