1° maggio 2017
Mar Jacob Muricken è il vescovo ausiliare di Palai, nello Stato indiano del Kerala.
Qualche mese fa ha donato un rene ad un giovane indù, di famiglia poverissima.
Il gesto del vescovo ausiliare nasce dall’incontro con padre Davis Chiramel, un religioso, fondatore di un’associazione che promuove la donazione di organi, che ha donato un rene nel 2009 ad un indù e il cui esempio è già stato seguito da quindici religiosi e religiose indiani.
In un Paese dove l’odio verso i cristiani diventa sempre più feroce, questi gesti sono certamente semi di riconciliazione e di pace.
E non possiamo far altro che ammirare la stupenda azione dello Spirito Santo, che suscita le più varie forme di carità all’interno della Chiesa, per metterle a servizio dell’umanità intera.
Essere cristiani significa anche donare sè stessi (in parte o totalmente, in base a quello che si può) agli altri.
Solo uno stolto potrebbe negare il tanto bene che uomini e donne di Chiesa hanno fatto al mondo in duemila anni di storia.
E poi, grazie a Dio, il bene non è appannaggio esclusivo dei cristiani.
Penso ai milioni di persone che, in Italia, offrono gratuitamente il proprio tempo e le proprie energie agli altri in una delle tante forme di volontariato nelle quali l’amore diventa gesto concreto.
Sinceramente faccio un po’ fatica a credere alle affermazioni dei sociologi e degli intellettuali che descrivono un mondo egoista, ripiegato su se stesso, intento solo alla realizzazione del proprio profitto.
Certo, come in ogni altra epoca ci sono gli egoisti (ma non lo siamo un po’ tutti?), ci sono quelli che si chiudono a riccio e diventano impermeabili a qualunque richiesta di aiuto, ma ci sono tanti altri (la maggioranza assoluta, a mio parere) che sono disposti ad aiutare il prossimo in un modo o nell’altro.
E di prossimo da aiutare ce n’è sempre tanto!
Forse dovremmo guardarci attorno con più attenzione per cogliere i semi d’amore sparsi attorno a noi.
Che hanno un terribile difetto: non sono appariscenti, non si fanno pubblicità, restano nascosti. Eppure esistono in gran numero.
Nella semplicità del vivere quotidiano.
Gesù opera sempre, anche attraverso chi non lo riconosce in pienezza, e propone a ciascuno di dire parole e fare gesti d’amore che sono segni della Sua presenza salvifica.
Si può donare un rene o andare a trovare un malato, si può ascoltare una persona sola o far ridere un bambino, si può consigliare qualcuno o ospitare un povero… l’importante è non tirarsi indietro e donare quel che si può.
Per finire, alcune parole di un canto che fa inorridire i liturgisti, ma piace molto ai bambini, ” l’amore non ha prezzo, non misura ciò che dà, l’amore confini non ne ha”.
don Roberto