Capire

21 settembre 2020

“Mi sono assiduamente studiato di imparare a non ridere delle azioni degli uomini, a non piangerne,a non detestarle, ma a comprenderle”. Parole del filosofo Baruch Spinoza, ce ci mettono di fronte ad una realtà tanto ovvia quanto dimenticata: ogni azione umana deve avere qualche motivazione.

Il problema è che, spesso, le motivazioni apparenti non sono quelle vere. Per arrivare alle motivazioni autentiche bisognerebbe arrivare a scavare profondamente dentro la persona che ha fatto quell’azione, buona o cattiva che sia. Se provassimo ad analizzare in modo approfondito quella persona ( o quel gruppo, se siamo di fronte ad un’azione che non per protagonista un singolo individuo) ne scopriremmo delle belle. E probabilmente saremo costretti a rettificare tanti nostri giudizi o, quanto meno, a renderci conto di quanto sia vero l’invito a condannare fermamente il peccato, ma non il peccatore.

D’altronde, senza andare troppo lontano, basterebbe pensare a quello che ognuno di noi dice e fa. Quante volte a motivi immediati si mischiano motivi che affondano le radici nella nostra esperienza di vita, da quando siamo bambini a oggi? Traumi, gioie, delusioni, successi…tutti elementi che sono entrati a far parte, spesso in modo molto pesante, del nostro bagaglio di vita. E che rischiano di condizionarci, positivamente o negativamente, nelle nostre relazioni con noi stessi, con gli altri e persino con Dio. Senza diventare paranoici e vivisezionare la psiche delle persone, sarebbe però importante tenere in considerazione queste motivazioni “nascoste” dell’agire umano.

In un tempo di società multietnica sarebbe doveroso, prima di esprimere giudizi sui singoli o sulle comunità, conoscere la loro cultura, la loro religione, le loro usanze. Avremmo così una prima idea, magari un po’ più vicina alla realtà, di chi siano davvero queste persone. Tanto per non ricadere nello stesso errore di chi considera gli italiani tutti “mafiosi macaroni” (simpaticissimi epiteti che mi sono stati rivolti, qualche anno fa, da un bambino arabo in Terra Santa). Provare a capire, dunque. Non è un lavoro facile, ma la posta in gioco è alta, anche nei confronti di noi stessi. Ci aiuterebbe a cogliere almeno un po’ la complessità delle persone. E anche ammirare l’opera stupenda del Creatore.

don Roberto