26 agosto 2019
Nadia Toffa è morta.
Di quel cancro che aveva detto di aver debellato. Una donna coraggiosa, che ha combattuto. Una morte che ha suscitato una grande ondata emotiva e di cui tanti si sono già dimenticati. Viene in mente l’adagio un po’ cinico, ma fondamentalmente giusto , “chi muore giace e chi vive si dà pace”.
Qualcuno ricorderà i giorni successivi alla morte di Giovanni Paolo II, quella fiumana di persone che si riversava a Roma da ogni dove, cattolici e atei. Molti preconizzarono una grande ripresa del cattolicesimo, una fila ai confessionali e la costruzione di nuove chiese per tutti coloro che sarebbero tornati a frequentare la Messa…
Ci si è fermati, invece, all’emozione del momento, perchè la nostra società è così, abituata a cambiare immediatamente canale, tanta emozione e poco sentimento, soprattutto quando il sentimento comporta un impegno costante e un po’ faticoso.
Di Nadia Toffa non parla già più nessuno, la notizia è già diventata vecchia. Eppure qualcosa dovrebbe restare. Quando un vip viene colpito dalla malattia ha l’occasione di utilizzare la sua popolarità per lanciare messaggi importanti. Nadia ne ha lanciati tanti, anche se a ma ha impressionato in particolare quando ha definito la sua malattia “un dono”, suscitando commenti stupiti e anche scandalizzati persino sul quotidiano cattolico “Avvenire”.
Può, il cancro, essere un dono? Qui entriamo entriamo davvero nel profondo delle persone e nei misteriosi e sublimi percorsi della grazia di Dio. E io ha incontrato tante persone ammalate che vivevano così la loro malattia.
Un dono. Perchè aveva permesso di capire quali fossero le cose più importanti della vita, perchè aveva ridato slancio a sentimenti un po’ stanchi, perchè aiutava a gustare in pienezza il bello dell’attimo presente, perchè aiutava a costruire relazioni nuove, basate sulla gratuità, perchè tirava fuori tutto il meglio della persona e le faceva sperimentare una forza che mai avrebbe pensato di avere… un dono!
Ci vuole coraggio per arrivare a dire questo, eppure in tanti lo dicono. Persone che sono guarite e persone che sono morte. Morte con una grande serenità nell’anima. Perchè il cancro aveva comunque insegnato loro a vivere. E a vivere in pienezza, non a tirar sera. Sono i misteri della vita e della fede, davanti ai quali bisogna contemplare in religioso silenzio, stupiti per la grandi possibilità insite nell’essere umano e pronti a far tesoro di così grandi esempi.
don Roberto