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Bestemmie

25 Luglio 2016 by Manuela Brancatisano

25 Luglio 2016
Il 29 giugno il quotidiano “La Provincia” riportava la notizia che il vicario di Lomazzo aveva scritto una lettera aperta ai parrocchiani per stigmatizzare e commentare un episodio increscioso: durante lo svolgimento di un torneo serale di calcio in oratorio il pubblico ha iniziato a rumoreggiare con pesanti insulti nei confronti dell’arbitro che aveva espulso due giocatori e insieme agli insulti si sono sentite anche alcune bestemmie.
Qualche giorno dopo, su un altro campo parrocchiale, un guardalinee è stato aggredito e malmenato da alcuni tifosi, sempre durante un torneo serale.
Episodi come questi non sono rari nell’estate popolata di tornei, ma anche durante lo svolgimento dei regolari campionati durante l’anno.
E quando avvengono in strutture parrocchiali suscitano giustamente, un’eco più grossa.
Posto che i maleducati e gli ignoranti sono sempre esistiti e sempre esisteranno (“la madre degli stupidi è sempre incinta” recita il proverbio), il problema è che cosa fare quando in un paese le uniche strutture sportive esistenti  sono quelle di proprietà della parrocchia.
Negarle? Concederle sempre e comunque? Concederle fissando alcuni criteri inderogabili?
D’altronde, se il campo dell’oratorio è l’unico del paese diventa un servizio a tutta la comunità accogliervi chi ne ha bisogno.
E a questo punto mi sembra di risentire le discussioni infinite tra le due fazioni: da una parte i duri e puri che sostengono che la parrocchia non deve compromettersi con chi non tiene un contegno adeguato o non offre sufficienti garanzie di “cristianità” dall’altra i possibilisti che invece vorrebbero un’apertura totale (qualche volta, purtroppo, utilizzando come unico argomento quello dell’introito economico).
In fondo, dietro queste due posizioni c’è anche una diversa concezione di Chiesa.
Abbiamo in mente una Chiesa “inclusiva”, disposta a correre qualche rischio e comunque capace di utilizzare in modo educativo anche qualche brutta situazione, oppure siamo per una Chiesa “esclusiva”, dove c’è posto solo per quelli bravi, che la pensano esattamente come il Papa?
E’ la sfida che viviamo quotidianamente nei nostri oratori, dove incontriamo ragazzi e famiglie di tutti i tipi.
E guai se non fosse così, se in oratorio potessero entrare solo i santarellini!
Da sempre c’è la tentazione della Chiesa dei perfetti.
E spesso ci si dimentica che la Chiesa è fatta anche da noi, che perfetti non siamo.
Mi fa sempre amaramente sorridere sentire persone anziane che si lamentano per la presenza in chiesa di bambini che “disturbano” perchè piangono, ma poi si dimenticano, queste stesse persone, delle proprie chiacchiere, a voce alta, prima durante e dopo la Messa.
La pagliuzza nell’occhio dell’altro è sempre più evidente della trave nel nostro.
Una Chiesa missionaria è una Chiesa che accetta la sfida di accogliere e di annunciare il Vangelo anche ai bestemmiatori, aiutandoli a capire che Gesù è tutto.
Lavoro immane, questo!
Lavoro che richiede non tanto una preparazione teorica (non convertiremo mai nessuno con le lezioni di teologia), quanto un cuore grande, innamorato di Gesù e dell’umanità che di Gesù ha tanto bisogno. Un’ultima considerazione.
Forse sarebbe meglio se la Chiesa non avesse tante strutture.
Per annunciare il Vangelo basta avere la bocca.
don Roberto

Posted in: Riflessioni Tag: bestemmie, chiesa esclusiva, chiesa inclusiva, don roberto pandolfi, oratorio, tornei serali

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