9 maggio 2022
Abbiamo terminato la benedizione delle persone che a Grandate abitano e lavorano. Abbiamo benedetto le loro case e i luoghi dove quotidianamente faticano. Abbiamo visto tanti volti e abbiamo ascoltato tante parole. Abbiamo pregato. Abbiamo incontrato tante persone ammalate. Anche di covid. Famiglie intere bloccate in casa, che aprivano timorosamente la porta, dopo aver detto di essere contagiose. Ma è bello che la benedizione di Dio sia a tu per tu, pur rimanendo a distanza.
E’ comunque bello guardarsi negli occhi quando si prega. E’ bello intuire un sorriso sotto la mascherina. Ed ha una sua bellezza anche la lacrima che scende dagli occhi di qualche giovane mamma, che chiede scusa per questa che ritiene una debolezza, ma “sa, sono preoccupata per i miei bambini; non abbiamo sintomi gravi, però…”.
Sto usando il plurale perchè quest’anno è tornata la presenza dei chierichetti e delle ministranti, presenza significativa, parla di Chiesa giovane, esuberante, che suscita affetto e tenerezza, soprattutto nelle persone anziane, e provoca una simpatica curiosità nei bambini piccoli, forse meravigliati da quegli abiti un po’ strani, da quei gesti inconsueti.
La benedizione è prima di tutto un fatto umano, è incontro vero, anche se breve, è spesso lezione di vita per me: persone dignitosamente povere, anziani ammalati, coppie in attesa di un figlio, persone che ogni giorno fanno due ore e più di viaggio per lavorare, persone con qualche cruccio anche pesante, che continuano a sperare e a lottare e a vivere.
Benedire è richiamare una presenza, quella di Dio. Senza meravigliarsi di qualche rifiuto. Perchè davanti a Dio bisogna dire sì o no. E anche il no ha un suo valore, è un prendere posizione, è affermare quello che si è o si diventati e, chissà, forse un domani verrà in mente un Dio che comunque è venuto a cercarmi a casa, pur attraverso l’indegna persona di un prete.
Camminare per le vie del paese, da una casa all’altra, da un’azienda all’altra, diventa metafora della vita e della Chiesa. Fatta per l’incontro, pensata per l’annuncio. E questa è la missione di noi cristiani: portare una presenza, dare una speranza.
A tutti.
don Roberto