10 maggio 2021
Si fa tanto parlare, giustamente, di “Chiesa in uscita”. Mi sembra che soprattutto oggi, con una prudente ripresa delle relazioni sociali nel contesto della pandemia, questo concetto di Chiesa vada applicato a quella che una volta si chiamava “benedizione delle case” e che oggi si preferisce definire “benedizione delle famiglie”.
Definizioni a parte, resta la sostanza: il parroco percorre le vie della Parrocchia, suonando ai campanelli e offrendo la benedizione di Dio. Particolarmente in questo tempo così difficile abbiamo bisogno della presenza di Dio. Con la benedizione Dio si fa prossimo, entra nelle case, visita la nostra fragilità, consola e sostiene. Senza tante parole. Bastano i gesti, bastano gli sguardi.
Le nostre paure, le nostre ansie, le nostre fatiche: tutto possiamo mettere nelle Sue mani. E le Sue mani accolgono. Dio non ci lascia soli: questo è il significato principale della benedizione in un anno così strano. Certo, è una Chiesa un po’ incompleta quella che “esce”. Non ci sono i chierichetti e le ministranti, con la loro allegria e la loro contagiosa voglia di vivere, con il loro richiamo ad una Chiesa non clericale, ma ministeriale, dove anche i più giovani svolgono un compito importante e prezioso a servizio di tutta la Comunità e di questa Comunità sono biglietto da visita, a smentire quanti ritengono che la Chiesa sia fatta ormai solo da persone con i capelli bianchi.
Accontentiamoci, allora, del parroco, che diventa immagine di una Chiesa che è “casa tra le case”, che è compagna di strada nel cammino della vita. Una Chiesa che non vuole giudicare nessuno e vuole invece essere accanto a tutti, con umiltà e disponibilità.
Il Risorto invita tutti sperare e ad alzare lo sguardo, ad avere fiducia nel futuro, perchè Dio è Colui che guida la storia dell’umanità e quella di ciascuno di noi. Chissà, forse anche una semplice benedizione può aiutare.
don Roberto