3 ottobre 2016
Da quello che dice la stampa il vescovo Diego Coletti sta per lasciare Como.
Lo stesso “Settimanale della diocesi” ha pubblicato una serie di articolo e di interviste che sembrano prendere atto del cambio al vertice e molti si sbilanciano a fare anche il nome del successore.
Non mi cimento in questo esercizio di pettegolezzo curiale e parto comunque dal presupposto che, presto o tardi, dovrà arrivare un nuovo vescovo, visti i 75 anni compiuti da mons. Coletti.
Che cosa augurare al successore degli Apostoli che il Papa vorrà inviare sulla Cattedra che fu di san Felice e di sant’Abbondio?
Vorrei augurargli di essere un uomo di Dio.
Che non vuol dire solo essere un uomo di preghiera.
Pregare è facile.
Come far dire a Dio quello che vogliamo noi è facile.
L’uomo di Dio è colui che fa diventare la propria vita trasparenza di quella di Gesù.
L’attenzione a tutti, soprattutto ai piccoli, ai deboli, agli indifesi, che non necessariamente si identificano con chi è povero materialmente; la vicinanza reale (e non quella a mezzo stampa) a chi soffre, a chi è ferito; la paternità nei confronti di tutto il Popolo di Dio e non solo verso (alcuni) preti.
Sono, queste, alcune caratteristiche che rendono presente il Cristo buon pastore.
Difficili da realizzare in contesto sociale ed ecclesiale complesso come quello della nostra diocesi, ma il vescovo riceve una dose massiccia di Spirito Santo proprio per essere Pastore e Maestro, non solo nelle intenzioni o con le parole, ma con i fatti, insegnando prima di tutto con il proprio esempio.
Pare che l’abbia detto anche Gesù dopo aver lavato i piedi degli Apostoli: “Vi ho dato l’esempio perchè come ho fatto io così facciate anche voi”.
Auguro al nuovo vescovo l’umiltà necessaria a fargli ammettere gli errori, a chiedere perdono tutte le volte che sarà necessario, a non ritenersi infallibile, a non cadere nella tentazione della supponenza, che fa scambiare i propri difetti per virtù e le virtù altrui per difetti.
Auguro al nuovo vescovo la saggezza per scegliere collaboratori che abbiano a cuore le persone più che i progetti e i programmi, che lo sappiano consigliare più che adulare, che siano veri e leali compagni di fatiche più che esecutori ipocriti pronti a lanciare il sasso e a nascondere la mano.
Auguro al nuovo vescovo di essere sempre coraggioso anche nel riconoscere le proprie debolezze, con la certezza che il Popolo di Dio è capace di perdono e di misericordia e che il vescovo ha tanto bisogno della misericordia del suo gregge. Mi rendo conto che sono auguri “pesanti”, questi.
Ce ne sarebbero tanti altri, ma forse è meglio assicurare anche al nuovo vescovo la preghiera.
Perchè senza il sostegno della preghiera è impossibile riuscire a svolgere un compito così gravoso come Dio comanda e si rischia di diventare dei poveri uomini di potere, presi dal mondo, magari anche con l’illusione di non essere del mondo, capaci solo di esibire sè stessi in un teatrino colmo di folle plaudenti, che cercano il simpaticone, o annoiate e deluse, perchè cercavano un vero maestro.
Difficile fare il vescovo.
Ma soprattutto è difficile esserlo.
Bisogna lasciarsi davvero plasmare dallo Spirito.
Preghiamo…
don Roberto