Attesa

19 giugno 2017

“Aspettare qualcuno per consolare il gemito insistente del cuore indecentemente oltraggiato. Così ogni mattino mi dico: dovrà pur venire qualcuno, forse oggi stesso lo sapremo, scoprendo qualcosa di cambiato nelle solite facce che s’incontrano, e venendo disperderà con un soffio, prima di ogni altra cosa, questa verminaia terra di poteri senza legge che ci intortiglia”.
Sono parole tragiche di Guido Ceronetti, scritte in un articolo di trent’anni fa.
Aspettare, attendere. La nostra vita è tutta un’attesa.
Di qualcuno, di qualcosa. Attesa di una liberazione, di una guarigione. Attesa della felicità.
Attesa di un volto che ci sorrida, di una mano che ci sostenga. Attesa piena di speranza. O di paura.
Attesa di un amore, di un abbraccio. Attesa di cambiar vita, di non piangere più, di non avere più preoccupazioni. Attesa della morte.
Che cosa attendiamo? Chi attendiamo?
Spesso inseguiamo un’immagine di noi stessi che esiste solo nella nostra mente, nei nostri desideri irreali e attendiamo che prima o poi questa immagine prenda corpo, si materializzi. E nell’attesa siamo profondamente infelici, tutti presi a guardare quello che di noi non ci piace, quello che non abbiamo.
Allora volgiamo lo sguardo sugli altri, aspettando da loro la nostra felicità.
Ma è uno sguardo spesso distorto, concentrato ancora su di noi e carico dei nostri pregiudizi, delle nostre smodate attese. E anche l’altro, poverino, fa quello che può, è inadeguato ai nostri occhi, non può darci tutta la felicità che vorremmo.
Persino quando l’altro è Dio noi troviamo qualcosa su cui recriminare. Attesa. Gioiosa perchè capace di cogliere comunque il bene e di guardare con occhi misericordiosi noi stessi e gli altri. Attesa. Operosa, capace di donare più che di prendere.
Attesa dell’Incontro con Chi sappiamo che ci Ama.
Attesa di Dio.

don Roberto