Attenzione

8 giugno 2020

Ho cercato, in questi mesi così diversi dal solito, di chiedermi quale dovesse essere il criterio ispiratore di ogni parola, di ogni gesto, di ogni provvedimento. Un criterio ancora attuale al presente e caratterizzante il futuro. Un criterio in linea con gli insegnamenti di Gesù e, quindi, con un valore universale, valido ovunque e in ogni tempo.

E il criterio che mi è venuto è: l’attenzione agli altri. Le battaglie su Eucaristia “cum populo” e Eucaristia “sine populo” (perchè forse qualcuno si è dimenticato che la Messa è stata celebrata comunque, anche se con modalità emergenziali, in tutte le Comunità con la presenza di un prete), con guanti e mascherina o senza guanti e mascherina, con distanziamenti o senza distanziamenti (non “sociali”, ma fisici, perchè la socialità, grazie a Dio, va oltre la compresenza fisica, della quale, in ogni caso, nessuno disconosce l’importanza) non avrebbero avuto ragione di esistere se fosse stato applicato questo criterio.

Le reprimende delle varie autorità sugli aperitivi e la movida non dovrebbero esistere se fosse applicato questo criterio. Perchè il problema non è “essere contagiati”.

Se uno vuol morire per indifferenza verso la propria vita o perchè seguace del complottismo è liberissimo di farlo (certo, fa un po’ impressione pensare che altre persone, in questi mesi, la propria vita l’hanno immolata per assistere i malati e per fronteggiare l’espansione del morbo, ma tant’è, ognuno ha gli ideali che può permettersi).

Il problema è “contagiare” gli altri.

E’ questo che dovrebbero pensare tutti i ragazzi per i quali la partita a calcio o l’aperitivo con gli amici sono le cose essenziali della vita. O gli adulti che beatamente organizzano grigliate e bevute con gli amici.

Lo slogan è ” tornare alla normalità”. Ma quali contenuti dobbiamo dare alla ” normalità”? Non dovrebbe essere ” normale” preoccuparsi della salute dei propri genitori e dei propri nonni,dei propri amici e dei propri colleghi di lavoro? Non dovrebbe essere “normale” fare qualche sacrificio (guanti e mascherina: che sacrificio!) per coloro ai quali si vuole bene? Evidentemente no.

Evidentemente l’individualismo e l’ideologia (anche dal punto di vista religioso) per tante persone sono più “normali”. Davanti a questa “normalità” il criterio che mi sono dato tende a scomparire. Pazienza. Cercherò di mantenerlo valido almeno nella mia quotidianità.

don Roberto