Appartenenza

15 maggio 2023

Al di là delle definizioni teologiche specialistiche, chi sono gli appartenenti alla Chiesa? Una tentazione che esiste da sempre è quella di pensare che facciamo parte della Chiesa solo i bravi, i perfetti,  gli eletti,  quelli che sono in tutto e per tutto coerenti con il Vangelo. Una Chiesa fatta da poche persone, una castello arroccato che concede a pochissimi l’ingresso e si difende da tutti gli altri,  da quelli che possono annacquare la fulgida testimonianza di una vita uguale a quella di Gesù. Con una concezione del genere la Chiesa non esisterebbe più da secoli.

Eppure ancora oggi questa tentazione è presente. Forse perché le chiese sono sempre meno frequentate, forse perché l’essere in pochi dà sempre l’ebrezza di appartenere ad una casta di pochi eletti, unici depositari della verità e per questo unici candidati al Paradiso, anche oggi la teoria del “piccolo resto” esercita un certo fascino, creando una miriade di gruppi e gruppuscoli i cui aderenti si sentono migliori degli altri.

Certo, sarebbe bello se tutti i battezzati andassero a Messa ogni domenica, si confessassero ogni mese e facessero volontariato in parrocchia. Ma l’adesione alla Chiesa e a Cristo è graduale e spesso è una semplice fede “di base”, arricchita da una qualche partecipazione ai Sacramenti ( Natale, Pasqua,  funerali, matrimoni…), che si esprime nel chiedere il Battesimo per i figli e nel mandarli a catechismo. Ovviamente non possono mancare la Prima Comunione e la Cresima, poi…poi ci rivede per qualche certificato di battesimo se si deve frequentare l’università Cattolica oppure in occasione di qualche problema grosso.  Già, perché quando si presenta una situazione difficile spesso si va ancora a cercare rifugio e aiuto in una chiesa, da un prete o da qualcuno che frequenta assiduamente la Parrocchia.

Tutti questi appartenenti “ad intermittenza ” sono fratelli e sorelle, la loro presenza, anche se sporadica, deve essere guardata con gioia e riconoscenza, perché Gesù opera meraviglie in loro e attraverso di loro. Senza cadere nella tentazione di una Chiesa elitaria, ma proponendo sempre a tutti di puntare al vertice, a quell’Eucaristia che è nutrimento per gli affamati e medicina per i malati.

don Roberto