1° maggio 2023
Frutto della fusione tra ateismo e apatia, l’apateismo designa l’atteggiamento di chi arriva ad essere ateo per apatia, per disinteresse, per pigrizia. Dimentichiamoci, quindi, l’ateo battagliero e arrabbiato, quello che chiede di essere cancellato dai registri di Battesimo, l’intellettuale che si sforza di dimostrare l’inesistenza di Dio, il talebano della “scienza che spiega tutto”.
L’apateismo è, invece, pura indifferenza. L’aspetto religioso della vita, l’esistenza o l’inesistenza di Dio semplicemente non interessano. Si vive come se Dio non ci fosse e tanto basta. L’indifferenza è il sentimento peggiore che esista. Che l’altro ci sia o non ci sia non importa. La sua presenza o assenza non incide minimamente sulla vita di chi guarda con occhi distratti, privi di interesse.
E oggi il rischio dell’indifferenza viene corso da tante persone. Non vedere l’altro, le sue gioie e i suoi dolori, chiudersi nel proprio guscio come nel posto migliore del mondo, sono tentazioni molto presenti nel nostro tempo. Siamo tentati di pensare solo a noi stessi, davvero indifferenti a chi ci sta attorno, lasciando che il mondo vada per la sua strada, cercando di preservare esclusivamente il nostro benessere. Quello che scomoda non viene preso in considerazione.
È l’atteggiamento contrario a quello del Buon Samaritano, che si accorge e si prende cura dell’uomo ferito. È difficile scuotere una persona pigra e indifferente. Verrà provocata solo dal proprio dolore. Allora dovrà fare i conti anche con ciò che non ha mai preso in considerazione. Anche con Dio.
don Roberto